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Siamo buoni se siamo buoni - Paolo Nori - copertina
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Siamo buoni se siamo buoni - Paolo Nori - copertina

Descrizione


Ermanno Baistrocchi si sveglia in un letto d'ospedale e subito salta fuori sua moglie. Eran degli anni, che non la vedeva, e gli vien da pensare, a vederla così, da vicino, che ha tanta di quella pelle. E le dice anche una cosa che forse non avrebbe avuto il coraggio, di dirgliela, se non avesse picchiato la testa, e gli sembra che sia così bella che gli viene da chiedersi "Ma perché, è così bella?" Poi salta fuori sua figlia, Daguntaj, che ride di fianco al letto intanto che legge un romanzo che ha scritto Ermanno, "La banda del formaggio", si intitola, poi salta fuori Cianuro, uno spacciatore romagnolo che deve chiedergli un favore, poi salta fuori la Mirca, l'ufficio stampa della casa editrice che prima era di Ermanno adesso lui l'ha venduta, poi salta fuori Salvarani che ha comperato la casa editrice di Ermanno e si è impegnato a pubblicare il romanzo, "La banda del formaggio", solo dopo che Ermanno è morto. E l'ha pubblicato prima perché i giornalisti davan la morte di Ermanno come un fatto certo e imminente, e quando uno scrive un romanzo e poi muore, è una strategia di marketing vincente, dice Salvarani, e Ermanno è d'accordo. E quel romanzo che ha scritto, "La banda del formaggio", Ermanno l'ha scritto per raccontare la storia del suo migliore amico, Paride, che si è suicidato, e adesso Ermanno si accorge che gli è successa una cosa stranissima che dicon però che succede: una persona scompare, e il mondo si ripopola.
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Dettagli

2014
9 ottobre 2014
219 p., Brossura
9788871686998

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Pablo
Recensioni: 3/5

Gradevole e rilassante.

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ernestina murru
Recensioni: 2/5

originale, frammentaria e ripetitiva la scrittura che, a mio avviso, non ha reso piacevole la lettura.

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moreno63
Recensioni: 4/5

Ha una scrittura originale che potrebbe "allontare" qualche lettore frettoloso. Prese le misure, il libro è senz'altro da leggere, il finale ...di più.

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Voce della critica

  È uscito Siamo buoni se siamo buoni, il nuovo romanzo di Paolo Nori. Ci si potrebbe affidare alla sintesi seguendo le scelte dello stesso autore, che nel risvolto di copertina ha pensato bene di presentarsi così: "Paolo Nori è nato a Parma nel 1963, abita a Casalecchio di Reno e scrive dei libri". E qui in effetti non manca nulla. L'autore si chiama Paolo Nori, e non Learco Ferrari o Ermanno Baistrocchi come molti hanno creduto in questi quindici anni. Perché sono quindici, sì, gli anni che separano il nuovo romanzo dall'esordio, o meglio dagli esordi di Paolo Nori: Le cose non sono le cose e Bassotuba non c'è. Il secondo dei due esordi, più conosciuto, raccontava della solitudine comica di Learco Ferrari e dell'assenza tragica di Bassotuba, che aveva abbandonato Learco per fuggire con un allievo di Vattimo. E l'incipit memorabile di quell'esordio, "Io sono quello che non ce la faccio", Nori se l'è portato dietro fino a Siamo buoni se siamo buoni. Come fosse un biglietto da visita, una carta d'imbarco per l'universo della letteratura in cui l'autore non teme le proprie fragilità. Un'esistenza volutamente sgrammaticata, in disparte, in cui c'è la profonda coscienza che, come disse un celebre cantautore bolognese scomparso qualche anno fa, "l'impresa eccezionale è essere normale". In Siamo buoni se siamo buoni ritroviamo Ermanno Baistrocchi, che in La banda del formaggio faceva l'editore e soffriva la morte dell'amico Paride, decantandone il testamento. E il titolo, Siamo buoni se siamo buoni, potrebbe essere considerato l'esito delle tante riflessioni del protagonista, che rivolge a se stesso una domanda che dovremmo farci tutti: "Ma io, sono buono o non sono buono?". E la risposta, a detta dello stesso Nori, non è poi così difficile. Perché l'essere o meno buoni non dipende da questioni ultramondane o dagli altri. L'essere o meno buoni dipende da noi, dalle nostre azioni, dai nostri fatti e anche, perché no, dalle nostre parole. E in questo romanzo Baistrocchi si risveglia dal coma, dovuto a un incidente stradale in cui era stato investito e aveva "picchiato la testa". E quindi a Baistrocchi viene offerta una ragione in più per apprezzare la quotidianità e soprattutto per essere buono. L'anno scorso, un simile "fattaccio" è accaduto allo stesso Nori, che è andato in coma rimanendo in ospedale per venticinque giorni. E anche in quell'occasione non ha voluto smentire la sua straordinaria normalità, riscrivendo a tempo pieno il concetto di posterità. Ha venduto ancora più copie perché in molti lo credevano morto e invece era vivo, e ha avuto un assaggio di quelle che potrebbero essere, per uno scrittore, le reazioni del pubblico al proprio testamento letterario. Al risveglio, avrà pensato subito a Ermanno, a quanto potessero somigliarsi le loro vite, a quanto le loro vite potessero somigliare alla nostra. E noi, proprio noi, come Ermanno e Paolo, dovremmo ripeterci più spesso: "Io non sono buono perché sono buono, sono buono se sono buono".   (G. B.)      

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Conosci l'autore

Paolo Nori

1963, Parma

Scrittore e traduttore italiano. Ha lavorato come ragioniere in Algeria, Iraq e Francia. Laureato in letteratura russa, ha lavorato in Francia per tre anni per un'impresa edile, e poi come traduttore dal russo e dal francese. Ha pubblicato nel febbraio del 1999 per Fernandel (Ravenna) Le cose non sono le cose e, nel maggio del 1999, per Derive Approdi (Roma) Bassotuba non c'è, ristampato nel marzo del 2000 da Einaudi Stile Libero. Collabora con Il con Il Caffè letterario, bimestrale di letteratura ed immagini. Del 2008 sono Mi compro una gilera e Baltica 9. Ha tradotto e curato l'antologia degli scritti di Daniil Charms Disastri (Einaudi), l'edizione dei classici di Feltrinelli di Un eroe dei nostri tempi di Lermontov e delle Umili prose di Puškin. Per UTET pubblica...

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