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Una passeggiata attreverso i luoghi più o meno conosciuti di una città magica. Storie, personaggi e situazioni che hanno radici profonde nella cultura palermitana
I due Autori ci conducono per il centro storico della loro città natale e lo raccontano con sensibilità diverse – più sognante la Agnello Hornby, più affabulatore Cuticchio – e con retroterra differenti, ma entrambi accomunati dal rimpianto per una Palermo della loro giovinezza, una Palermo che oramai non c’è più. La Agnello Hornby si perde nostalgica per i vicoli, ripercorrendo il filo delle memorie di ragazzina che ha negli occhi la Conca d’Oro rigogliosa di aranceti, il luna park della Marina, le facciate liberty; e che oggi riscopre con rammarico una realtà non più solidale e accogliente come nel passato. Cuticchio, pur con le sue frequenti digressioni nel mondo a lui familiare dell’arte dei pupari e dei cantastorie, è più sistematico e accompagna per mano il lettore in un itinerario guidato via dopo via, chiesa dopo chiesa, mercatino dopo mercatino, fin negli angoli più riposti. Un libro ricco di leggende, aneddoti e curiosità, di riferimenti storici e di descrizioni urbane, un testo prezioso per chi ha programmato di visitare il capoluogo siciliano e per chi vuole conoscere attraverso queste due testimonianze frammenti della sua storia millenaria.
È un libro che mi ricorda gli anni, purtroppo lontani, della mia gioventù, quando vi trascorsi i due anni di Ingegneria, prima di trasferirmi a Torino. Quando sento parlare di via Maqueda, di via Ruggero Settimo e di via Libertà e quando sento l’idioma siciliano, magnificamente ripreso da Andrea Camilleri, mi prende un sentimento di acuta nostalgia. Ma veniamo al libro. Devo dire innanzitutto che mi è piaciuta di più la parte scritta dalla Agnello Hornby: la vita della nobiltà palermitana è descritta magistralmente in questo brano: “accoglienza e signorilità erano importantissime per gli aristocratici palermitani: includevano fasto, prodigalità, eleganza, raffinatezza e generosità; con pochissime eccezioni, escludevano cultura, creatività e soprattutto il lavoro”. Lo sapevate che “la prima rivoluzione europea del secolo XIX avvenne a Palermo, nel 1848: fu repressa a cannonate e con l’invasione da parte dell’esercito borbonico.” Da una relazione del Procuratore Generale del Re del 1838: “Qui si vendono gli uffici pubblici, si corrompe la giustizia, si fomenta l’ignoranza del popolo.” Non sembra scritta oggi?
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