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capolavoro...la sequenza finale e quella dell'acquario sono da antologia...
Un film decisamente fuori dal comune per gli standard hollywoodiani, ma anche per quelli del vero cinema di Welles: questo perché la direzione degli studios decise poco prima dell’uscita nelle sale una serie di tagli che mutilarono la pellicola, nonostante le accorate richieste del regista, che vedeva in tal modo stravolti sia il filo narrativo che l’essenza stessa della sua opera. E infatti il film che ci resta è per gran parte un racconto a balzi dove si percepisce la mancanza di alcuni brani del racconto, e dove non sempre l’atmosfera del noir riesce a sprigionarsi pienamente, nonostante le buone interpretazioni degli attori. Il finale però è rimasto nella storia de cinema: la fuga nel parco dei divertimenti e la sparatoria nella giostra degli specchi sono immagini che sono entrate nella storia del cinema. Il restauro della pellicola è solo digitale (ci sono diversi graffi, macchie e puntinature) ma risulta comunque abbastanza buono; la sorpresa invece sul versante audio italiano è l’inclusione del DOPPIAGGIO ORIGINALE del ’49, dove la voce di Orson Welles è quella di Emilio Cigoli e Rita Haywarth è di Tina Lattanzi: è incredibile ascoltare una lingua italiana così diversa da quella odierna (perché estremamente corretta e priva di errori grammaticali) pronunciata con tanta enfasi: in questo modo davvero si ‘entra’ nell’atmosfera degli anni quaranta, quando le dive (italiane o americane che fossero) palavano davvero così, anche se oggi può sembrare quasi comico. Visto in lingua originale, tutto questo si perde, anche se le battute sono tradotte i maniera impeccabile dai sottotitoli. Il cinema è anche magia e persuasione, oltre che copione. Se non ci credete, andate a vedere il restauro in chiave moderna de ”L’infernale Quinlan”: ridoppiato oggi con le voci delle soap opera di canale 5 è inascoltabile, mentre visto in lingua originale sembra un poliziesco con qualche inquadratura o trovata geniale.
Come sarebbe stato THE LADY FROM SHANGHAI con i 60 minuti in più tagliati per volere del produttore e capo della Columbia Harry Cohn, nessuno può saperlo. Welles, sempre a corto di denaro, gli aveva estorto un congruo anticipo per poter ritirare i costumi di un suo spettacolo teatrale - Il giro del mondo in 80 giorni - promettendogli di fare un film con la moglie Rita Hayworth, la diva del momento (che presto sarebbe diventata ex moglie) che Cohn idolatrava. Tratto da un brutto libro di Sherwood King che Welles non aveva letto e il cui titolo aveva sbirciato in una bacheca mentre telefonava a Cohn da una stazione di autobus, il film fu girato nell'estate del 1946 ad Acapulco e San Francisco ma distribuito solo due anni dopo nella versione tagliata da Cohn che non tollerava lo stravolgimento d'immagine della Hayworth, la rossa Gilda, diventata bionda e cattivissima. Ma il film anche nella versione attuale non riconosciuta da Welles, conserva tutto il suo fascino, sopratutto nelle scene girate a Chinatown al Mandarin Theater ma anche tutto il suo potenziale di denuncia contro la classe dei ricchi e dei potenti che Welles paragona a squali che si divorano l'un l'altro. Rita Hayworth con i capelli corti e biondi è anche più inquietante e misteriosa. Il potente avvocato Bannister, suo marito, è Everett Sloane, un attore radiofonico che Welles rese storpio e con le stampelle perché secondo lui non sapeva muoversi come un attore cinematografico. Chi invece è fuori parte è proprio il grande Orson nei panni del fascinoso marinaio irlandese. La scena dell'acquario dove i due amanti si incontrano clandestinamente ha fatto scuola, così come quella degli specchi nel teatro cinese. Lo yacht dello squalo Bannister era in reltà di Errol Flynn, amico di Welles, che gentilmente lo prestò.
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