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In Silvinia, romanzo pubblicato nel 1997, Bonaviri rievoca la dolorosa epopea dei nostri emigranti, in particolare di quelli siciliani, dall'Etna a Manhattan, alla ricerca della piccola Silvinia. Lei è una fornaia che porta insieme ad altre bimbe la farina in fornerie site in un vulcano spento, da cui escono pani fragranti, che vengono riportati e distribuiti fra le genti dell'isola. Sparisce, non si sa dove sia finita, tutti la cercano, in particolare il padre fornaio Salvatore Casaccio che si reca perfino in America, nel caso sia là (si noti che questi è un personaggio reale, nonno materno di Giuseppe Bonaviri). Il viaggio per mare è un'ulteriore occasione per dare sfogo alla grande fantasia dell'autore con immagini che ricordano le illustrazioni della Divina Commedia di Doré, o che rievocano atmosfere melvilliane, in un crescendo proprio dell'opera sinfonica che trova il suo naturale e definitivo acuto in una Manhattan allegorica, brulicante di immigrati riuniti per commemorare il quinto anniversario della scomparsa di Silvinia e dove il funerale dello stesso Salvatore Casaccio assume una ridondanza creativa che vede partecipi il sindaco Fiorello La Guardia, Charlie Chaplin che veste i panni di Charlot, celebri protagonisti dei cartoni animati, quali Paperino, la Bella addormentata e perfino un attore come James Stewart, in un caos e una sarabanda infernali, che visivamente possiamo ritrovare solo in certe pellicole di Federico Fellini. La nozione di tempo viene ad essere così annullata, passato e presente diventano un unicum e il corso della vita è visto da un adulto con gli occhi di un bambino. Nulla è dovuto al caso, siamo un istante nell'eternità e il candore di quest'uomo lo spinge a raccontare con altrettanta apertura d'animo una storia che può essere vista come la metafora dell'esistenza, di quella inutile ricerca di se stessi a cui mai si approda se non quando si lascia il mondo. La lettura è vivamente raccomandata.
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