Sinfonia in Re maggiore op.7 n.3; Sinfonia in Si bemolle maggiore op.7 n.2; Sinfonia in Sol maggiore op.7 n.1; Sinfonia in Mi bemolle maggiore op.7 n.6 (KV 18); Sinfonia in Fa maggiore op.7 n.4; Sinfonia in Do maggiore op.7 n.5
La Stagione di Michael Schneider interpreta le sinfonie op.7 di Carl Friedrich Abel
Nemmeno trent'anni separano le Sinfonie op.7 di Carl Friedrich Abel dalle ultime tre sinfonie di Wolfgang Amadeus Mozart, con il Finale della Jupiter che venne definito da Johann Christian Bach "il trionfo di una nuova arte musicale". Nei decenni centrali del XVIII secolo la sinfonia conobbe un rapido sviluppo, che la portò a diventare uno dei generi più apprezzati in tutta l'Europa. In particolare, le sinfonie di Abel seppero colpire l'attenzione dei contemporanei non grazie al movimento d'apertura, che in seguito sarebbe stato concepito secondo lo schema della forma-sonata, né con il Finale, che presentava invariabilmente la struttura del rondò, con danze dal carattere popolaresco come le contraddanze e i minuetti, ma per merito dei loro tempi lenti centrali, che nella maggior parte dei casi recano le indicazioni Andante e "sempre piano" nelle dinamiche, una scelta che permise al compositore tedesco di creare un linguaggio musicale nuovo e profondamente originale. Sotto questo aspetto, non ci si riferisce ai modelli dello stile galante e dello stile "sensibile" (il cosiddetto Empfindsamer Stil propugnato tra gli altri da Carl Philipp Emanuel Bach, fratellastro di Johann Christian, grande amico di Abel) propri della Sinfonia n.1 in Sol maggiore e della Sinfonia n.5 in Do maggiore, ma ai movimenti dal carattere cantabile e spiccatamente innodico per soli archi che si possono ascoltare nella Sinfonia n.2 in Si bemolle maggiore e nella Sinfonia n.4 in Fa maggiore. Il loro stile per così dire proto elgariano possiede tutte le caratteristiche necessarie per accarezzare il cuore umano.
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