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Straordinariamente documentato, quindi attendibilissimo, il libro dipinge le tante facce dei settori del fascismo più sensibili ai problemi sociali e del lavoro, descrivendone le idee, gli uomini, i meriti, gli errori, l'impegno, la serietà di intenti.
Il libro ripercorre la storia di una delle anime più interessanti, sconosciute e, allo stesso tempo, controverse del fascismo: la sinistra fascista (chiamata in seguito sinistra nazionale). I tratti distintivi di questa componente erano l'anticapitalismo, la critica alla democrazia borghese, i continui riferimenti alla carta del Carnaro e al sindacalismo rivoluzionario di Sorel. Molto interessante poi è anche l'analisi del rapporto tra fascisti di sinistra e comunisti (prima e dopo la seconda guerra mondiale)
Con questo studio del prof.Parlato,uno dei più importanti allievi di De Felice,si mette in evidenza una caratteristica molto discussa del fascismo, cioè che il movimento e il regime mussoliniani non furono un monolite privo di sensibilità sulle tematiche sociali e del lavoro. La sinistra fascista fu un'importante componente del fascismo che come un fiume carsico attraversò tutto il Ventennio fino a giungere agli anni del dopoguerra e per i decenni successivi. L'attenzione per il mondo del lavoro fu uno dei cardini del primo fascismo che traendo linfa dai miti risorgimentali del "socialismo nazionale"si propose come alternativa al liberal capitalismo che al collettivismo marxista,individuando nel corporativismo prima e nella socializzazione durante la RSI i propositi per una rivoluzione che avrebbe segnato il XX secolo.I presupposti della nascita della sinistra fascista si possono ricercare nel sindacalismo rivoluzionario del primo'900, attraverso le figure di Corridoni e De Ambris; successivamente alla grande guerra La Carta del Carnaro durante l'impresa dannunziana; lo stesso programma sansepolcrista fu decisamente rivoluzionario, e più tardi con La Carta del Lavoro si gettarono le basi dello Stato corporativo. Nella sinistra fascista, come ben documentato da Parlato, si ebbero quelle pulsioni sindacaliste, popolari e antiborghesi che poi furono in parte assorbite dal regime nella rivoluzionaria idea che il lavoro fosse soggetto e non oggetto dell'economia nazionale.La stessa guerra venne vista in un'ottica rivoluzionaria, cioè della lotta fra le nazioni povere e quelle plutocratiche. Persa la guerra i fascisti di sinistra si organizzarono nel MSI che a sua volta conteneva diverse anime,in contrasto tra di loro: atlantiste,antiamericane,anticomuniste, anticapitaliste,clericali e laiche. La ricerca del prof.Parlato è vivamente consigliata per chi non si accontenta delle interpretazioni classiche del fascismo come fenomeno reazionario e per la documentazione prodotta
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