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Libro non solo chiaro ma elegante, malgrado questa qualità, per alcuni, non possa essere attribuita a un testo tecnico. Mi piace il suo stile e la struttura. Ed è denso di contenuti che fanno riflettere: l’idea che un socialismo, quello possibile, forse neppure troppo marxista, possa realizzarsi e possa instaurarsi senza rivoluzioni sanguinarie. L’Autore ci dice che con la forza delle idee, che appunto sviluppa lungo gli undici capitoli del libro, si possa convincere i lavoratori a preferire un sistema di imprese democratiche rispetto a quello capitalistico, difettoso e ingiusto, e che quindi possa indurli a chiedere e ottenere per via legislativa un nuovo tipo di socialismo. Perché questo offre soluzioni migliori in termini di equità, funzionalità ed efficienza. L’errore dell’Autore, mi permetterà, sta proprio in una delle sue premesse, quella di ricondurre la nuova economia nell’alveo del marxismo e della tradizione comunista rendendo di fatto meno possibile la sua accettazione da parte di una classe media troppo spaventata da quel pericoloso “spettro”. L’economista qui “perde” sin troppo tempo a giustificare che la soluzione proposta ricada in un certo pensiero marxiano, e troppo poco a farci immaginare (sognare) un siffatto sistema economico. In altre parole, il libro pretende più di convincere i marxisti, ma inutilmente perché non sono che esili minoranze, altamente litigiose e forse anche troppo superbe, piuttosto che una borghesia, in senso esteso, i cui privilegi si vuole estendere a tutti i lavoratori.
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