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Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2022
Byung-Chul Han, tra i pensatori piú importanti e piú letti dei nostri tempi, affronta con stile nitido e conciso una delle fratture al cuore della società di oggi: la paura del dolore.
«In un testo che a molti suonerà assai discutibile, Han propone una critica fondamentale della priorità sanitaria nell'emergenza pandemica e un'altrettanto fondamentale rivalutazione del dolore» - Marco Ventura, la Lettura
Il mondo contemporaneo è terrorizzato dalla sofferenza. La paura del dolore è cosí pervasiva e diffusa da spingerci a rinunciare persino alla libertà pur di non doverlo affrontare. Il rischio, secondo Han, è chiuderci in una rassicurante finta sicurezza che si trasforma in una gabbia, perché è solo attraverso il dolore che ci si apre al mondo. E l'attuale pandemia, argomenta il filosofo tedesco-coreano, con la cautela di cui ha ammantato le nostre vite, è sintomo di una condizione che la precede: il rifiuto collettivo della nostra fragilità. Una rimozione che dobbiamo imparare a superare. Attingendo ai grandi del pensiero del Novecento, Han ci costringe, con questo saggio cristallino e tagliente come una scheggia di vetro, a mettere in discussione le nostre certezze. E nel farlo ci consegna nuovi e piú efficaci strumenti per leggere la realtà e la società che ci circondano.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Byung-Chul Han ha un'acutezza che sorprende ogni volta. Unico punto negativo del libro sono le pagine in cui si fa riferimento al covid: ho trovato che qui l'autore si sia concentrato solo su un aspetto tralasciando degli argomenti importanti e ciò fa sì che il discorso che ne viene fuori relativamente a questa parte sia debole e poco convincente. Per il resto un ottimo saggio!
Molto interessanti il concetto di "società dei palliativi" e della generale anestesia dell'essere umano rispetto al mondo che lo circonda, finalizzata a non fargli provare alcun tipo di dolore. Molto acuta anche la parte sull'importanza del dolore ai fini della crescita personale ed in funzione di catarsi, ho apprezzato molto anche le citazioni di Nietzche. Forse la pagine sul Coronavirus sono un po' troppo frettolose ed incentrate sul concetto di libertà senza analisi del relativo dovere, le ho trovate meno curate ed approfondite rispetto alle altre parti.
Un libro assolutamente da leggere atteso che evidenzia alcuni aspetti che, in particolare, dopo l'esplosione della pandemia sono presenti nella vita di ciascuno di noi. Un libro che aiuta a ritrovare la retta via, che ci apre gli occhi su aspetti che solitamente ignoramiamo. È stato uno dei miei libri preferiti letti nel 2021 e per questo mi sento vivamente di consigliarlo
Recensioni
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Il passare del tempo, l’evolversi della civiltà e l’avvento delle nuove tecnologie hanno dato all’uomo contemporaneo l’illusione di aver raggiunto un più alto grado di felicità e umanità, ma in realtà, la forsennata corsa verso il raggiungimento di una sempre maggiore comodità ha annichilito la coscienza umana, relegandola al torpore dei sensi.
È questo il messaggio che Byung-Chul Han in un saggio di meno di un centinaio di pagine restituisce al lettore, fornendogli l’immagine autentica di una società che, approdata alla contemporaneità convinta di essere vincitrice e non vinta, si è ritrovata profondamente erosa nella sua interiorità.
Cosa rende una società umana? A questa domanda il filosofo di origini coreane dà una risposta insolita, regalando a chi lo legge un’epifania che lo disarma e allo stesso tempo lo incoraggia a scavare all’interno del suo sé più primitivo.
Nell’epoca moderna l’uomo si rifiuta di stare a contatto con la sofferenza, la maltratta, la nega e si rifugia in un benessere apparente, in un caos calmo in cui finisce per smarrire la sua identità.
L’autore sottolinea giustamente che l’essere umano moderno, però, non si rende conto dell’importanza che il dolore, nel suo senso profondo, ha nella sua vita e quali conseguenze negative subisce un popolo che non si concede di provarne.
Chi fugge dalla tristezza perde la possibilità di accedere a una riflessione su di sé e alla verità, finendo così per accontentarsi di un’effimera menzogna. L’anestesia permanente della società costringe l’individuo in una condizione che non può considerarsi né vita né morte, ma mera sopravvivenza. Chi sopravvive e non vive diventa un narciso, ipersensibile verso se stesso ed estremamente indifferente nei confronti dei bisogni dell’Altro, che è così destinato a diventare un oggetto. La pandemia ha radicato quasi irrimediabilmente questa tendenza.
Byung-Chul tratta temi attualissimi e complessi, ma lo fa con una semplicità tale da riuscire ad arrivare a chiunque sia interessato a una riflessione intelligente su cosa significhi vivere il nostro tempo.
“La società senza dolore” è un saggio intimo che bussa alle porte delle nostre case, scuotendoci e portandoci verso un desiderio di cambiamento.
Recensione di Giulia D'addea
Si ringrazia il Master Booktelling dell'Università Cattolica di Milano
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