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Anno edizione: 2021
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Il capolavoro di uno dei più grandi romanzieri del nostro tempo
«Cărtărescu è semplicemente Cărtărescu, la sua prosa, il lettore la può amare o odiare, la può trovare affascinante o estenuante, la può vivere come essenziale oppure eccessiva; o anche provare sentimenti ambivalenti, ma non è possibile restare indifferenti, una volta inoltratisi fra le parole di questo autore che in ogni suo libro, non solo racconta storie, quanto ricrea l’universo» - Wlodek Goldkorn, Robinson
«Spunta un capolavoro vero, un tipo di evento che in letteratura si vede di rado» - Vanni Santoni
Dentro una strana casa a forma di barca uno scrittore fallito consuma la vita creando pianeti nella propria testa, annotando sogni e incubi su un diario folle, vagando con la mente per una Bucarest allucinata, pulsatile, ectoplasmatica. Divenuto professore di romeno in una scuola di periferia, lavoro che detesta e ripudia, in quel tetro edificio conosce figure che diventano per lui punti di riferimento: un matematico che lo inizia ai segreti più reconditi della sua materia, gli adepti di una setta mistica che organizza manifestazioni contro la morte nei cimiteri della città e infine Irina, la donna di cui si innamora. In un delirio abbacinante di immagini assurde, lo scrittore tenta disperatamente di sfuggire alla tirannia dei nostri cinque sensi e di accedere a un'altra dimensione dell'esistenza. "Solenoide" è il capolavoro di Mircea Cărtărescu, l'opera monumentale che ingloba e fagocita tutte le precedenti, restituendoci la totalità del suo pensiero e l'eccezionalità della sua scrittura, la quale ricorda Kafka, Borges, Pynchon, Bolaño. C'è qui l'impronta di un visionario, un profeta che ci svela in tutta la sua evidenza la «cospirazione della normalità», la gabbia che il nostro cervello ha costruito per noi. Perché per Cărtărescu la realtà è un carcere e noi, come il protagonista di questo libro, abbiamo il dovere di evadere, di cercare, anche a rischio di impazzire, un'altra verità. "Solenoide", è questa la sua grandezza, apre uno squarcio e illumina la via di fuga.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
il romanzo di bucarest
Ci deve essere qualcosa che mi frena, eppure a me Cartarescu, non mi acchiappa, non mi prende proprio. Sarà la traduzione, sarà lui, non lo so. Io faccio una fatica orba a girare le pagine.
Straordinaria e recente rilettura, un'opera mondo vertiginosa, esoterica, "quantistica", carnale, erotica e mistica e politica. L'erudizione enciclopedica di Borges, l'ermetismo di Gustav Meyrink, l'assurdo inquietante di Kafka, l'orrore cosmico finalmente raccontato in modo originale, lontano dai soliti stucchevoli epigoni lovecraftiani, il post modernismo folle di Pynchon, il grottesco, il surreale, il realismo magico, il crudo realismo storico, l'horror e il weird più raffinato. L'inquietante, il bizzarro, il fantastico più visionario, in uno stile letterario, in un linguaggio, in una semantica e struttura sintattica di altissimo livello. E non mi sembra affatto strano che un autore di tale portata artistica, immaginifica, spirituale e filosofica non abbia avuto in Italia la giusta attenzione fra i lettori e gli addetti ai lavori dei soliti cerchi magici indipendenti o presunti tali, rispetto a quei salotti intellettuali e "snob" osteggiati da quelli che subiscono il complesso dell'underdog, che invece hanno dato meritatissimi elogi ad un fuoriclasse come Cartarescu. Sconcertati per l'imminente "novo sconcertante italico", per un comunicato stampa fuori luogo, gli araldi del finto underground (non sia mai un'autocritica...), ironizzano, si indignano, pontificano ma al contempo i soliti critici amici degli amici, you tuber e blogger, promuovono spesso (contrastando l'odiato mainstream), autori e opere contemporanee caratterizzate da linguaggi antiletterari di oscena bruttezza, (pubblicate in self publishing o dai soliti micro editori), o vanno in solluccheri per sbudellamenti vari, selvaggi accoppiamenti non giudiziosi, volgarità senza ritegno che chiamano dark poetry. Poi si lagnano che i salotti buoni non se li filano manco per il...
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