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Foucault ha sempre nutrito un interesse particolare per il concetto di spazio. Come ricorda Deleuze: "Per molto tempo Foucault aveva pensato il fuori come una estrema spazialità più profonda del tempo; nelle ultime opere ritrova invece la possibilità di collocare il tempo nel fuori e di pensare il fuori come tempo, sotto la condizione della piega". Nei saggi foucaultiani qui presentati, si interseca un doppio uso della categoria di spazio — in relazione alla definizione del rapporto sapere/potere da un lato, e come obbiettivo stesso da sottoporre a disamina nell’ambito dei suoi punti di applicazione (nell’urbanistica, nell’architettura degli apaprati clinici e carcerari) dall’altro. In entrambe le accezioni assume centralità il concetto di eterotopia. Le eterotopie, diversamente dalle utopie, sono concepite da Foucault come inverarsi di un progetto nel qui e ora e attraverso ambiti disciplinari che vanno dalla scienze umane alla filosofia e all’architettura.
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