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Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2021
Storia del tormentato amore fra una madre adottiva e sua figlia
«Splendi come vita è il libro che ho sempre desiderato leggere (e il libro che ho sempre desiderato scrivere). Una donna allo specchio, una poetessa, trova le parole esatte per dire il suo crescere al mondo, con tenacia, irriverenza, gioia e abbandono. Un'avventura del corpo e del pensiero» - Sonia Bergamasco
«Già con una, di origine, facciamo una certa fatica: la investiamo di radiazione oniriche, proiettiamo fantasmi. Di famiglie, in sorte, Maria Grazia ne ha avute due. Lo specchio s'infrange, l'infanzia sanguina, l'ombra di quelle radiazioni si fissa per sempre. Questo non è un romanzo, non è un'autobiografia: è l'esplosione di una stella» - Andrea Cortellessa
Splendi come vita fa quello che fa la letteratura alla sua massima potenza: ridà vita a ciò che non c'è più, illuminando di riflesso la vita del lettore. Ma lasciamo che a parlarne sia l'autrice. «Splendi come vita è una lettera d'amore alla madre adottiva. È il racconto di una incolpevole caduta nel Disamore, dunque di una cacciata, di un paradiso perduto. Non è la storia di un disamore, ma la storia di una perdita. Chi scrive è una bambina adottata, che ama immensamente la propria madre. Poi c'è una ferita primaria e la madre non crede più all'amore della figlia. Frattura su frattura, equivoco su equivoco, si arriva a una distanza siderale fra le due, a un quotidiano dolore, a un quotidiano rifiuto, fino alla catarsi delle ultime pagine. Chi scrive rivede oggi la madre con gli occhi di una donna adulta, non più solo come la propria madre, ma come una donna a sua volta adulta, con la sua storia e i suoi propri dolori e gioie. Quando si smette di vedere la propria madre esclusivamente come la propria madre, la si può finalmente "vedere" come essere separato, autonomo e, per ciò, tanto più amabile» (Maria Grazia Calandrone).
Proposto da Franco Buffoni al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:
«Il romanzo Splendi come vita è un’ideale lunga lettera stilisticamente compatta – pur se composta di pagine di diario, episodi narrati in prima persona, ricordi brucianti, ferite mai rimarginate – scritta dall’autrice cinquantenne, ben nota come poetessa, alla madre adottiva. Splendi come vita è una storia di amore e odio (o disamore, come lo definisce l’autrice) di fronte a comportamenti “materni”, non più comprensibili né concepibili. O forse, meglio, è la storia di una perdita, di una cacciata, di un paradiso perduto: con quanto di biblicamente ineluttabile tali termini connotano e comportano. Perché la bambina adottata ama profondamente la madre. Poi succede qualcosa nella sua crescita e da quel momento la madre non crederà più all’amore della figlia. Trascorrono i mesi e gli anni e la faglia di incomprensione si allarga sino a divenire incolmabile, fino al finale del romanzo – che non sveliamo nella sua essenza – ma che ci riconsegna due donne adulte entrambe bisognose di amore e per questo “amabili”.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Splendi come vita (Ponte delle Grazie, 2021) di Maria Grazia Calandrone è un po’ il prequel o l’anello di congiunzione che chiude la duologia Dove non mi hai portato. Mia madre un caso di cronaca (Einaudi, 2022). Entrambi finalisti al Premio Strega, rispettivamente nel 2021 e nel 2023. Se in questo ci viene raccontato il rapporto tormentato e doloroso con la madre adottiva nel suo più recente – che ho preferito di gran lunga – ci viene raccontato la storia dei genitori naturali insieme a un’attenta ricostruzione storica degli ‘50-’60 dell’Italia. Ho preferito il suo più recente a Splendi come vita, forse anche per una scrittura troppo sincopata, frammentaria e che non ha una struttura lineare tipica della narrazione romanzesca. Resta comunque un viaggio interessante nei sentimenti e nelle radici. La Calandrone è un’autrice da seguire e chissà come ci riserberà nella sua prossima fatica letteraria.
Ho trovato la lettura di questo volume molto, molto faticosa. A parte che i capitoli non sono veri e propri capitoli ma frammenti, pezzi che possono variare dal paio di righe ad un paio di pagine al massimo, ma è il contenuto in sè che mi ha più delusa. Il rapporto madre adottiva-figlia adottiva che passa dall'essere idilliaco a non esserlo affatto, è un tema che potrebbe essere anche molto interessante per chi può ritrovarsi in alcune frasi o alcune fasi della vita della protagonista, ma ho trovato che il modo di scrivere non rendesse per niente la lettura scorrevole, anzi. Comprendo il voler rendere il tutto un po' più poetico, aulico, con parole ricercate e particolari, ma farlo costantemente a mio parere rende la lettura pesante e pedante. Veramente un peccato, perchè la vita della scrittrice è ricca di spunti interessanti alla fin fine.
Ho letto prima il romanzo sui genitori biologici dell'autrice e poi questo. In entrambi i casi sono rimasta insoddisfatta. Lo stile narrativo non mi è piaciuto, ma soprattutto i contenuti. Mi è sembrato mancassero molte informazioni che forse mi avrebbero permesso di capire il loro rapporto. Come se l'autrice avesse preso il suo diario di 100 pagine, ne avesse strappate 60 e avesse pubblicato il resto. A me sono sembrati entrambi romanzi incompiuti.
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