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Forse, il titolo più adatto avrebbe potuto (o dovuto) essere "Ho lavorato per Kubrick trent'anni". Il libro è piacevole, ma di Kubrick ci sono solo le manie: i gatti, le stilografiche, i bloc notes, i traslochi, le location da allestire, la maniacalità nel lavoro, le carte, i libri, l'accumulazione seriale di materiali, cianfrusaglie, e via "aneddotando" variamente. Del cinema di Kubrick non c'è nulla. Del resto, l'autore dice di non aver visto i film del maestro. Sedicente digiuno di cinema, Emilio d'Alessandro si fa apprezzare per umanità, per simpatia, per l'assenza di supponenza, per la dedizione totale verso un genio, di cui ci racconta il lato tutto, troppo, umano.
"Stanley Kubrick e Me: Trent'anni accanto a lui" (Il Saggiatore, 2012) è la biografia di Emilio D'Alessandro, assistente personale del regista. Il co-autore è Filippo Ulivieri il maggior esperto italiano su Stanley Kubrick, curatore del sito archiviokubrick.it. La conoscenza tra Kubrick e D'Alessandro risale al 1971. Emilio era un ragazzo italiano che negli anni Sessanta aveva lasciato il suo paese per sfuggire al servizio militare. Allo scopo di evitare il rimpatrio svolge diversi mestieri, ma la sua vera passione sono le automobili. Inizia così a lavorare a Pinewood accompagnando attori e produttori in giro per i set dell'Inghilterra a bordo della sua Ford Capri. Un giorno viene convocato in una villa nella periferia nordest di Londra. Era stato Stanley Kubrick a volerlo incontrare! Il regista sta ultimando le riprese di "Arancia meccanica", cerca un autista in esclusiva e gli erano giunte voci di un certo "pilota"... Inizia in quel momento il sodalizio trentennale, sia professionale sia umano, tra questi due uomini. Un'esperienza incredibile, che comincia con "Barry Lyndon" e termina con "Eyes Wide Shut", passando per "Shining" e "Full Metal Jacket" , facendosi anche cronaca di quegli anni. Nel tempo Emilio diventa prima assistente personale e infine uomo fidato anche nella vita professionale: è questa una meravigliosa avventura ha permesso al "braccio destro" di scoprire i segreti che si celavano dietro l'immagine mitologica di Kubrick. Metà romanzo metà favola, racconta in totale libertà alcuni aneddoti privati (ma ben distanti dal puro gossip) che solo il confidente può conoscere. La dedizione trentennale di Emilio è unica, la sua amicizia con Kubrick leale. Non era la cinefilia ma una profonda umanità e stima reciproca a legarle intimamente i due. Emilio gli ha dedicato la sua vita, per questo il libro può essere considerato (in parte) anche una biografia dello stesso Kubrick...
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