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Intenso e stupendo come tutte le storie raccontate da quest'autrice!
Altro libro di Cristina Caboni dove i fili del passato e del presente si intrecciano. Dove gli abiti sono pieni di significati misteriosi. Dove i destini di due donne si incontrano per far volare i sogni, senza paura. Non mi ha emozionata come altri di Cristina, e in particolare La casa degli specchi, ma mi ha comunque tenuta incollata alla storia.
Caterina ascolta attentamente tutto quello che Rosa le dice e le insegna. Sopratutto da quando ha scoperto la sua passione per il telaio di Rosa, ma quest'ultima non è la sua vera madre e Caterina lo sa. Camilla ha lasciato la casa dove è cresciuta e la sua Mamy perché in fondo al cuore si sente un'estranea che si è intrufolata in una famiglia che non è la sua. Nonostante tutto, è riuscita a trovare lavoro a Bellagio, sul lago di Como, non molto distante da Milano e dalla sua vecchia vita. Quando Daniela, sua "cugina", la chiama nel cuore della notte perché Mamy è stata male e richiede la sua presenza, Camilla non riesce a negarsi perché nulla di quello che potrebbe fare potrebbe ripagare quello che Mamy ha fatto per lei: darle una famiglia quando ha perso la sua. Solo che tornare per Camilla non è facile sia per Daniela sia per Marco... Camilla pensa di trattenersi finché Mamy non starà meglio. Quello che non sa è che Mamy le svela un segreto e le fa una richiesta: ritrovare sua sorella. È strabiliante, per me, come l'autrice riesca a creare una storia e una storia dentro la storia. La vita di due donne si ritrova intrecciata indissolubilmente: Caterina e Camilla. Due donne forti, indipendenti e sopratutto due donne che sanno amare. E il filo conduttore questa volta è il tessuto, la magia del creare un abito, di usare un telaio... è la magia di un vestito che trasforma chi lo indossa. Per tutta la storia, la malinconia procede di pari passo, a tratti più intensa e in alcuni punti quasi scompare ma non del tutto per poi tornare più forte. Sicuramente una figura che ho apprezzato è quella di Marco, a cui però non viene dato alcun ruolo di spicco ma rimane quasi sulla linea di confine, come spettatore apparente della vita di Camille, di Daniela e di Mamy. Non si capisce bene come faccia a conoscerle o almeno io non sono riuscita a capirlo. Lo consiglio!
Recensioni
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Camilla è una stilista che lavora a Bellagio e si occupa di ridare nuova veste e vita ad abiti usati, realizzati con tessuti preziosi. Un giorno Marianne, la madre adottiva, le chiede di ritrovare la sorella Adele e di scoprire che legame la legasse a Maribelle, la cosiddetta “tessitrice dei sogni”, che cuciva nei vestiti sacchetti contenenti i desideri delle donne che li avrebbero indossati.
“Era una stilista vissuta in Francia nel periodo della seconda guerra mondiale. Di lei si sa veramente poco. La sua esistenza si perde nella leggenda. Qualcuno afferma che abbia lasciato la Francia e si sia trasferita negli Stati Uniti, altri insistono nel sostenere che sia morta a Parigi. Il suo atelier, secondo le voci che circolano sul suo conto, fu distrutto da un incendio. La verità è che non esistono prove, né notizie di lei successive a quel periodo. Maribelle scomparve dalla scena durante la seconda guerra mondiale.”
Anche Camilla ha imparato a cucire nei vestiti i cosiddetti scapolari, “sacchetti di stoffa che non dovevano mai essere aperti e custodivano al loro interno l’essenza di chi li avrebbe portati, cuciti nei propri vestiti. Proteggevano dai nemici e dai pensieri cattivi, rafforzavano la volontà, aiutavano ad avere fiducia in sé stessi. Attiravano la grazia del Signore e degli angeli. Erano composti da due pagine di stoffa, piccoli e preziosi. Contenevano i brebus, parole di grande forza che appartenevano alle tradizioni di quella terra antica. Spighe di lavanda, fiori di elicriso, grani di frumento, orzo, doni della terra. E preghiere scritte in una grafia sottilissima.”
E sono proprio i tessuti a legare il tutto, a partire dai titoli dei singoli capitoli del romanzo, che iniziano ciascuno con la descrizione di un tessuto diverso: cotone, crespo, feltro, alpaca, lino e così via, fino alla fine. Il tessuto, reale o metaforico, è il filo conduttore. Tessuto composto da un insieme di fili diversi, come le storie delle protagoniste di questo romanzo, che si intrecciano a formare legami, sciolti e riannodati.
Cristina Caboni ci invita a seguire i fili di questo romanzo di sentimenti tessuto con abili mani, che non scade mai nel melenso e che nasconde un pizzico di mistero nelle figure di Maribelle e di Caterina, donne del passato di Marianne e di Camilla. E degli altri personaggi, Rosa, Daniela, Marco, che fanno parte di quello stesso tessuto.
“Marianne mi ha presa con sé e si è occupata della mia istruzione. Questo lo sai. Ed è grazie a lei che sono venuta a conoscenza del mistero di Maribelle. Per questo adesso devo aiutarla: è come un filo che si riannoda. Come se fosse stata Caterina a tessere una tela molti anni prima. E i fili che lei aveva teso, il destino li ha riannodati, porgendone prima un capo a Marianne e adesso l’altro a me.”
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