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L'autore di questo libro aveva già dedicato allo stesso tema un importante lavoro comparso qualche anno addietro (Il Re d'Italia. Prerogative costituzionali e potere politico della Corona (1848-1922), FrancoAngeli, 1999). Rispetto alla precedente ricerca il nuovo studio si segnala per due caratteristiche principali . In primo luogo l'analisi non si arresta all'Italia liberale, ma segue l'intero corso della forma-stato monarchica, arrivando fino al referendum istituzionale del 1946. In secondo luogo, qui la materia non è organizzata in modo prevalentemente sistematico, esaminando la realtà istituzionale della corona per grandi blocchi tematici, ma seguendo un più consueto ordine cronologico-espositivo. Per il sessantennio liberale Colombo conferma sostanzialmente - semmai dettagliandole in modo diverso - le acquisizioni raggiunte nel primo lavoro. La tesi di fondo sostenuta, e convincentemente argomentata, è che nel periodo tra la promulgazione dello statuto e l'avvento del fascismo la prerogativa regia non si ridimensiona, ma resta forte e vitale. In altri termini, la storia costituzionale dell'Italia unita non si presenta come una progressiva e piana evoluzione verso una forma di governo parlamentare, che subentra senza scosse a quella puramente costituzionale prevista dalla lettera dello statuto, ma ha un più mosso e frastagliato svolgimento. Dal 1848 in avanti si alternano fasi in cui il parlamento diventa il cardine della macchina costituzionale a periodi in cui la monarchia riprende tutta la sua influenza. Più in generale si può dire che la prerogativa regia resta centrale nella vita pubblica e "il parlamento non riesce del tutto a prevalere". Tant'è vero che ancora nell'autunno del 1919, al momento di tornare alla guida del governo, Giovanni Giolitti pone tra le riforme da fare anche la modifica dell'articolo 5 dello statuto, concernente appunto le funzioni esecutive del monarca. Il fascismo è poi una tappa decisiva per intendere le sorti della monarchia sabauda. Per quanto sia il re a liquidare Mussolini, la monarchia si era troppo compromessa con il regime per poter sopravvivere nella nuova stagione politica che si inaugura nel dopoguerra.
Maurizio Griffo
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