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Dopo un lungo periodo di suddivisione e organizzazione del lavoro, è finalmente uscito per Einaudi il volume destinato a crescere le future generazioni di polonisti italiani. Si tratta della Storia della letteratura polacca, prodotto degli interventi di dieci tra i più giovani esperti in materia assemblati con metodo da Luigi Marinelli. Ricercando costantemente la corrispondenza tra un determinato periodo/argomento e il suo studioso italiano più accreditato, il testo evita in ogni parte di scivolare al di sotto di un elevato livello scientifico.
Le molte voci al suo interno e una puntuale presenza critica permettono inoltre di arginare il rischio di un'eccessiva soggettività nel campo dei criteri di selezione. L'opera curata da Marinelli punta molto sulla letteratura e la critica più recenti per conservare una lunga fruibilità. Tale "smania" di contemporaneità si coglie tanto nell'interesse riservato alla letteratura dei giorni nostri, quanto nel reperimento e nella citazione delle fonti critiche. Per ogni argomento vengono infatti riportati stralci di significativi studi contemporanei, a scapito dell'inserimento di versi o passaggi narrativi. Rispetto ad altre imprese letterarie simili, tale capovolgimento del baricentro va a tutto vantaggio della fluidità dell'opera. Fra le ulteriori novità, in questo volume si nota un notevole ampliamento dello studio sul periodo medievale. Una fase soltanto sfiorata da altre opere di questo genere, essenzialmente per una difficoltà di reperimento delle fonti, viene qui approfondita con scrupolo. Un'altra novità è la scelta di legare strettamente il Cinquecento polacco all'Italia e al Rinascimento. La parte dedicata alla seconda metà dell'Ottocento termina con Conrad, England's Polish Genius. L'idea di inserire questa Storia della letteratura polacca nella cornice delle letterature europee, del resto, fa capolino sin dalla Prefazione del volume. Certi legami vengono appositamente sottolineati, o almeno non si fa nulla per tenerli nascosti.
Un'ultima segnalazione per il bellissimo capitolo redatto da Laura Quercioli-Mincer sulla Letteratura yiddish ed ebraico-polacca. Partendo dal presupposto che l'identità polacca sia anche un'identità ebraica, l'autrice fa delle riflessioni destinate a saldare definitivamente le due "anime" nell'interpretazione del lettore. Da un punto di vista artistico, la letteratura polacca sugli ebrei viene accostata e fatta rivaleggiare con quella yiddish o addirittura israeliana. Queste pagine evocano la presenza di poesie e brani antologici a completarle, così come avviene un po' in tutta l'opera. Lo scarso numero di citazioni tratte da fonti artistiche dirette potrebbe essere, oltre a una valida scelta redazionale, anche una buona scusa per ringiovanire le raccolte antologiche italiane, nel frattempo molto invecchiate.
Alessandro Ajres
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