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Anno edizione: 2005
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Quella di Franco Croce, che fu per oltre quarant'anni docente di Letteratura Italiana all'Università di Genova e grande esperto della letteratura barocca e di Montale, è una sorta di passeggiata all'interno della vita e, soprattutto, della produzione poetica del più grande poeta del nostro Novecento. Un percorso, della durata di circa cento pagine, nel quale il saggista accompagna il lettore in modo al tempo stesso gradevole ed esaustivo, aiutandolo a superare i non pochi ostacoli linguistici e concettuali della poesia di Montale e invitandolo a conoscere i molti pregi e i pochi difetti di ogni fase della produzione poetica dell'autore, dai primi, celebri, "Ossi di seppia" degli anni Venti alle ultime poesie di "Altri versi e poesie disperse" dell'inizio degli anni Ottanta. In aggiunta al saggio vero e proprio arricchiscono il libro una cronologia puntuale della vita e delle opere a cura di Stefano Verdino e una ricchissima bibliografia curata da Irene Pietronave. Un'ulteriore caratteristica positiva del saggio di Croce è la presenza nel testo di un buon numero di fotografie poco note o inedite del poeta e la buona abitudine dello studioso di non limitarsi a citazioni puntiformi delle poesie, ma a riprodurne brani di media estensione, ciò che da un lato facilita la comprensione dell'analisi critica e dall'altro invoglia il lettore a cercare il testo integrale. Una lettura non semplice, ma a mio avviso consigliata per chiunque ami Montale o voglia avvicinarsi a lui per la prima volta. "Il cammino finisce a queste prode / che rode la marea col moto alterno. / Il tuo cuore vicino che non m'ode / salpa già forse per l'eterno." (p. 23, da "Casa sul mare" in "Ossi di seppia", 1925) "E posso dirti senza orgoglio, / ma è inutile perché / in questo mi rassomigli, / che c'è tra il martire e il coniglio, / tra la galera e l'esilio, / un luogo dove l'inerme / lubrifica le sue armi, / poche ma durature." (p. 84, da "Botta e risposta III" in "Satura", 1971)
Il libro, agile e di rapida lettura, offre un panorama lucido e approfondito della poesia del Montale, offrendo uno strumento di analisi raffinato e razionale, ma nel contempo ricco di un patos umano notevole. Franco Croce, purtroppo deceduto prematuramente, quando ancora poteva regalarci molto della sua sterminata cultura e soprattutto della sua limpida lettura dei poeti, ha saputo in questo libro chiarire l'essenziale, senza perdersi in nessuna divagazione superflua e senza rinunciare a nessuna analisi anche particolareggiata di passi talora oscuri. Emerge la grandezza del poeta migliore del novecento europeo, che con la sua poesia ha percorso un secolo oscuro, sempre tenendo vigile la ragione che analizza e il cuore che indugia. Montale è un poeta difficile da definire, che ha attraversato diverse fasi, così che si può parlare di "storia" della sua poesia, senza che questo implichi un progresso dagli ossi di seppia alla Bufera, ma senza neppure tacere che il Montale più grande non è il primo, ma quello meno noto al grande pubblico della Bufera, vero vertice della poesia del novecento. Croce sa anche evidenziare la debolezza della produzione senile del poeta e non nasconde nulla dei limiti che si riscontrano in alcune poesie, non indugia mai all'enfasi o alla retorica. Proprio questo aiuta a capire Montale come forse mai era stato fatto con altrettanta chiarezza. Arricchiscono il libro alcune fotografie rare e di notevole interesse, e una bio-bibliografia a cura di Verdino, ineccepibile per lo scrupolo e la precisione. La ripublicazione di questo testo era un dovere per rendere omaggio a un critico che ha lasciato un vuoto immenso, prima ancora che culturale, umano: Croce ha saputo fare amare Montale come nessun altro critico, e nel contempo ascoltare Croce leggere Montale faceva amare il critico, la cui presenza ha segnato Genova in modo indelebile. "e il solco resti inciso, poi, nient'altro".
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