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TENNANT, EMMA, Lo strano caso della signora Jekyll e della signorina Hyde, La Tartaruga, 1994
BILLI, MIRELLA, Il testo riflesso. La parodia nel romanzo inglese, Liguori, 1993
scheda di Concilio, C., L'Indice 1995, n. 1
Il doppio. Tema classico della letteratura ottocentesca che vede raramente le donne come protagoniste. Nonostante i casi di isteria e schizofrenia, di cui parlava Freud a inizio secolo, riguardassero in massima parte le donne, esse erano rimaste fuori dal processo di narrativizzazione ispirato alla dissociazione della personalità. Puntuale arriva però la smentita nel Novecento - il tempo delle riscritture. Dr Jekyll e Mr Hyde hanno ora, nel libro della Tennant, un doppio al femminile. Il testo d'arrivo in quanto riscrittura, doppiaggio-duplicazione del testo d'origine, si arricchisce qui dell'apporto multimediale che caratterizza la scrittura postmoderna. Un cast di personaggi viene presentato in apertura come si trattasse di una rappresentazione teatrale; il finale delittuoso viene anticipato secondo la migliore tradizione dei polizieschi americani; alla narrazione tradizionale si alternano stralci di diario, conversazioni salottiere, documenti registrati e filmati. Elemento inquietante è la videocamera, la più attendibile testimone del dramma in corso: il suo obiettivo, neutro e neutrale, sovraimpone la verità alla soggettività dei punti di vista delle singole donne improvvisatesi detective. Ed è proprio nel ritrarre queste donne che Emma Tennant si prende la massima libertà. Intelligenti, emancipate, colte e creative, esse sono talvolta vittime di un femminismo oltranzista, vendicativo verso gli uomini e, cosa più grave, cieco al dramma che consuma l'amica della porta accanto. Attualissimi si rivelano, poi, i motivi toccati in questo romanzo: la presenza di un "mostro", eco di recenti processi giudiziari; l'allarmante svolta a destra della politica, la scarsa attenzione che la società rivolge alle donne chiedendo loro - e al loro corpo - di adeguarsi a modelli di rampantismo che trovano contrappunto, nella società capitalista, in una povertà altrettanto estrema. La signora Jekyll e la signorina Hyde sono le due facce della stessa medaglia; un po' come nel romanzo di Doris Lessing, "Il diario di Jane Somers" (1983), dove la giovane e indipendente caporedattrice trovava un contrappunto nell'altrettanto sola ma decrepita vecchina di cui finiva per prendersi cura.
Di ricritture - parodiche, questa volta - si occupa anche il libro di Mirella Billi. La documentata parte teorica definisce infatti il concetto di parodia, isolandolo all'interno da una catena di quasi-sinonimi, quali ironia e satira; circoscrivendone l'affinità con altri esempi di contaminazione quali citazione, allusione, 'pastiche'. La parodia, in quanto dialogo tra due testi, rientra infatti in quel vasto fenomeno cui la critica più o meno recente ha dato nome di pluridiscorsività, intertestualità, metanarratività. Ma se questo fenomeno è divenuto la cifra distintiva del romanzo postmoderno, la parodia emerge quasi come genere a sé, ben radicato, nella tradizione narrativa inglese che la Billi ripercorre, senza dimenticarne i capiscuola, a partire dall'opera di Jane Austen, attraversando il modernismo con Virginia Woolf, per approdare alla scrittura di Angela Carter e alla stagione postmodernista americana. All'attuale querelle, se il romanzo sia morto o stia morendo in Occidente, risponde poi, indirettamente, questo libro, che oltre alla chiarezza terminologica offre una ricca bibliografia. La parodia, si legge, segna la crisi "di una tradizione quando le forme stabilizzate sono ormai esaurite": essa fa rivivere il passato mentre lo modifica, lo deforma eppure lo conserva; fa riemergere il testo parodiato, fago-citato, sia pur parzialmente, dal nuovo testo-palinsesto. Finché c'è parodia insomma (o intertestualità che dir si voglia) il romanzo non muore: si rigenera.
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