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Recensioni Lo strangolatore di Moret e altri racconti

Recensioni: 2/5

Continuano le avventure dei quattro membri dell'Agenzia O.

«Un libro minore di Simenon, ma certamente una curiosità piacevole, un divertissement - probabilmente - per l’autore, ma certamente per il lettore!» Wuz.it

«Sono quasi le quattro del pomeriggio quando Torrence attraversa l'atrio del Quai des Orfèvres e si avvia su per le scale. Il capo della Polizia giudiziaria gli ha telefonato all'Agenzia O: "Le dispiacerebbe venire a fare due chiacchiere nel mio ufficio?" Arrivato in cima, Torrence aggrotta la fronte. A sinistra c'è una stanza con le pareti di vetro che funge da sala d'aspetto. Quel pomeriggio le sedie sono occupate da due donne che hanno tutta l'aria di essere entraîneuse e da alcuni uomini che anche fuori dall'orario di lavoro mantengono l'atteggiamento da cameriere. "Grande spiegamento di forze..." borbotta Torrence.»

Continuano le avventure dei quattro membri dell'Agenzia O: il suo capo (almeno ufficialmente) è l'ex ispettore Torrence, il quale, nel primo di questi racconti, si troverà ad affrontare, con metodi assai discutibili, il direttore della Polizia giudiziaria e il suo ex collega Lucas, mentre nel secondo verrà trascinato dal suo finto fotografo e vero capo Émile (che, come Maigret, ha un debole per le locande dell'Île-de-France) sulle rive del Loing a indagare su due misteriosi omicidi; e sarà ancora Émile, nel terzo, a scoprire un cadavere nascosto nello sgabuzzino delle scope di un alberghetto grazie a un messaggio inviato da una giovane donna in alfabeto Morse... con i tacchi delle scarpe!

«Torrence lo conosciamo tutti: un uomo piuttosto corpulento, un investigatore non proprio brillantissimo, una copia carbone di Maigret, diciamo non del tutto riuscita. Difficile comunque immaginarselo fuori dagli schemi prestabiliti e conosciuti delle indagini del Quai des Orfèvres, lontano dall’ala protettiva del burbero, ma generoso Jules. L’idea di Simenon di fargli abbandonare quei lidi per navigare in quelli meno conosciuti e strutturati di un’agenzia di investigazioni privata è dunque originale, un po’ spiazzante.
Trovarlo poi a capo dell’Agenzia O è ancora più inatteso. Eppure così è, sin da subito, nel primo racconto della piccola antologia che Adelphi propone agli appassionati giallisti.» a cura di Wuz.it)
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