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Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2014
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Il libro offre al lettore italiano una lucida e peculiare selezione di sette saggi sul significato e sulla percezione dell'opera d'arte di Pavel Aleksandrovič Florenskij (1882-1937), intellettuale, filosofo, matematico e teologo, perseguitato all'epoca di Stalin. Vengono trattate questioni primarie: il simbolo, il mito, il realismo, il concetto di museo e la difesa delle opere d'arte, il significato antropologico e magico di una performance di burattini (per Florienskij un tentativo di catturare la fantasia e la spontaneità dell'infanzia), il rapporto fra lo strumento tecnico e il corpo organico. Perché Stratificazioni? La scelta del titolo di per sé rivela una profonda comprensione di quest'autore da parte di Nicoletta Misler, curatrice del volume. Scrive Florienskij: "Le stratificazioni di rocce montane, gli strati di terreno che si susseguivano uno sull'altro, compenetrati di radici (
), li scoprii (
) dagli spaccati e dagli affioramenti naturali ai quali mi abituai come a dei parenti (
). Tale abitudine (
) fecondò poi l'intero mio pensiero e ne determinò il tratto fondamentale la tendenza a muoversi in verticale e lo scarso interesse per l'orizzontale". Quest'indagine verticale presuppone, come mette in luce Misler, "la possibilità della complessa e simultanea applicazione della visione ottica, della ragione intellettuale e dell'esperienza storica quando ci avviciniamo ad un'opera d'arte". Realismo e potenza dei simboli sono temi affascinanti per Florienskij, che si interroga sia sul significato recondito della cultura egea che sui marchi di fabbrica dell'epoca sovietica, con una metodologia di indagine che rivela un possibile seducente parallelo con le ricerche di Aby Warburg e della scuola di Vienna. Come analizza Misler nei due saggi introduttivi, Florienskij era un attento lettore di Bachofen e di Goethe, vero mito nella Russia "d'argento". Importanti furono anche gli scambi intellettuali con gli artisti russi, dal religioso Nesterov all'esuberante Bakst, a Komorovskij, che ritrae Florenskij come un'icona: padre Pavel infatti, a detta dei contemporanei, era "un'opera d'arte, un fenomeno di genio".
Federica Rossi
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