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Un incidente di montagna in Norvegia: Oliver Sacks si ritrova su un letto con una gamba che, nella sua percezione, non gli appartiene più. All’inizio, pensa che il suo caso sia semplice e banale. Poi, si trova sprofondato in un «abisso di effetti bizzarri e anche terrificanti». Quella gamba alienata dal suo corpo lo induce a indagare «l’orrore e la meraviglia che occhieggiano dietro la vita e che sono celati, per così dire, dietro la superficie usuale della salute». Perdere la percezione di un arto lede l’immagine di se stessi, obbliga a chiedersi che cosa sia questo Sé che agisce in noi. Anche questa volta, Sacks indaga, e ci fa partecipi della sua indagine, attraverso il racconto: che sarà il racconto di uno strano viaggio «in avanti e all’indietro – perché questa sembra essere la natura del pensiero: ricondurci al suo punto di partenza, alla casa atemporale della mente».
Molto deludente. Adoro Sacks e anche questo libro sembrava partire bene, ma poi si è spento, arrotolato su sè stesso, ripetitivo e in buona parte farneticante! A differenza degli altri suoi libri che ho letto, è poco chiaro, molto astratto, troppo filosofico. Diciamo che le prime 100 pagine si fanno leggere bene, poi si perde nei meandri di riflessioni ripetute molte volte e di scarso interesse ai più. Direi un diario scritto per se stesso.
Sacks, con la sua insuperabile capacità di osservare e stupirsi, racconta un episodio della sua vita: il danno meccanico e neurologico alla sua gamba sinistra, e la sua guarigione. Il libro focalizza il tema dell'immagine corporea al fine di sollecitare l'avvio di una nuova scienza: la neurologia del Sè, una neurologia in cui il funzionamento del cervello non sia considerato oggettivo e neutro come quello di un computer, ma costantemente impegnato nell'eperienza personale, quindi sentimentale, del Sè e della vita. L'identità del Sè si costruisce sullo sfondo di infinite possibilità alternative, alcune delle quali gravemente patologiche. E' letteralmente un miracolo di cui non abbiamo – neanche la scienza – sufficiente consapevolezza. Il libro è magnifico, ma gli dò quattro stelle e non cinque per un certo eccesso letterario, che lo rende a tratti ripetitivo e prolisso, Ne consiglio la lettura in momenti in cui si dispone di molto tempo, come per un romanzo d'altri tempi.
Un incidente di montagna in Norvegia: Oliver Sacks si ritrova su un letto con una gamba che, nella sua percezione, non gli appartiene più. All’inizio, pensa che il suo caso sia semplice e banale. Poi, si trova sprofondato in un «abisso di effetti bizzarri e anche terrificanti». Quella gamba alienata dal suo corpo lo induce a indagare «l’orrore e la meraviglia che occhieggiano dietro la vita e che sono celati, per così dire, dietro la superficie usuale della salute». Perdere la percezione di un arto lede l’immagine di se stessi, obbliga a chiedersi che cosa sia questo Sé che agisce in noi. Anche questa volta, Sacks indaga, e ci fa partecipi della sua indagine, attraverso il racconto: che sarà il racconto di uno strano viaggio «in avanti e all’indietro – perché questa sembra essere la natura del pensiero: ricondurci al suo punto di partenza, alla casa atemporale della mente».
Recensioni
scheda di Bobbio, M., L'Indice 1992, n. 9
(scheda pubblicata per l'edizione del 1992)
Un signore di mezza età, durante un'escursione in montagna, cade, si lacera il tendine del muscolo della gamba ed è costretto a trascinarsi a valle. Dopo l'intervento chirurgico "perfettamente riuscito", egli si accorge di non avere più la percezione della gamba, quasi che non ci sia alcuna memoria nel cervello di quella parte del corpo. Siccome un'esperienza così singolare è capitata a Oliver Sacks, neurologo newyorkese, famoso per aver scritto "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello" e "Risvegli", le riflessioni sull'arto diventato "una cosa posticcia" diventano un interessante racconto.
Nel corso della lettura, ci si addentra nel dramma di un medico che diventa paziente e che si infuria quando viene schernito dal chirurgo e dagli infermieri se sostiene di aver "smesso di conoscere la propria gamba". Di grande interesse sono gli approfondimenti scientifici dell'autore sul concetto di immagine corporale; ci si rende conto che in realtà si coglie l'importanza della percezione del proprio corpo solo quando viene a mancare.
Un incidente di montagna in Norvegia: Oliver Sacks si ritrova su un letto con una gamba che, nella sua percezione, non gli appartiene più. All’inizio, pensa che il suo caso sia semplice e banale. Poi, si trova sprofondato in un «abisso di effetti bizzarri e anche terrificanti». Quella gamba alienata dal suo corpo lo induce a indagare «l’orrore e la meraviglia che occhieggiano dietro la vita e che sono celati, per così dire, dietro la superficie usuale della salute». Perdere la percezione di un arto lede l’immagine di se stessi, obbliga a chiedersi che cosa sia questo Sé che agisce in noi. Anche questa volta, Sacks indaga, e ci fa partecipi della sua indagine, attraverso il racconto: che sarà il racconto di uno strano viaggio «in avanti e all’indietro – perché questa sembra essere la natura del pensiero: ricondurci al suo punto di partenza, alla casa atemporale della mente». Su una gamba sola apparve per la prima volta nel 1984.
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