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In quanto consumatori ci pare giusto acquistare i prodotti più convenienti. Quando investiamo pretendiamo i migliori rendimenti. Per venire incontro a queste esigenze le imprese tagliano i costi, ad esempio pagando ai propri dipendenti un salario basso. Una parte di noi, forse, è infastidita per i bassi salari di alcuni lavoratori. Se il consumatore, infatti, ragiona in base al proprio interesse immediato, il cittadino che è in noi utilizza altri criteri. Le due visioni sono difficili da conciliare e da gestire (l'economia cognitiva direbbe che siamo capaci di scegliere solo entro contesti definiti e semplificati; le diverse maschere che indossiamo servono a questo). Il cittadino si rivolge allora alla politica, la cui risposta è però inadeguata, perché anche la politica risponde al mercato. I finanziamenti delle imprese servono per essere eletti. Le campagne informative che rendono determinate decisioni complesse o impopolari sono manovrate dalle grosse compagnie. La tecnologia determina i prodotti disponibili e i desideri, obbligando gli stati ad adattarsi e le teorie economiche a razionalizzare quanto sta avvenendo. La democrazia, così, soccombe e il desiderio di equità è (in)soddisfatto con annunci fini a se stessi. La fiducia nella democrazia si riduce, spingendo le persone a sentirsi solo consumatori e investitori. Reich (economista, collaboratore dell'amministrazione Clinton) propone dure accuse alla politica americana e ai tentativi di imitazione europei, ma anche suggerimenti per provare a uscire dalla crisi e ridare fiato alla democrazia.
Marco Novarese
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