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recensione di Lugaro, E., L'Indice 1995, n. 4
Nessuno meglio di Verlaine ha saputo cogliere il legame sottile, subliminale ma straordinariamente profondo che unisce, o meglio assimila, la donna al gatto. In "Femme et chatte" (da "Poèmes saturniens") la felinità di entrambe si manifesta nel riverbero di una zampa bianca che gioca con una mano altrettanto bianca in un'oscurità dove gli occhi delle due creature sono quattro punti fosforescenti assolutamente identici.
Una felicità annunciata fin dalle prime pagine caratterizza infatti il piccolo testo "Suzanne Valadon-L'amore felino" di Marina Alberghini, felice formula di biografia vivacemente romanzata, costruita sulla base di ricerche di fonti e documenti. La figura di Suzanne Valadon è contrassegnata da aggettivi quali "forte e agile, lieta e ardita", il suo tratto più tipico è la fierezza associata a un'esigenza d'indipendenza e di libertà espressiva, tanto che il suo reiterato "non io!" si connota come Leitmotiv.
Il temperamento dell'artista si rivela nei suoi dipinti, ove dominano colori vividi, accesi, colori puri, primari, senza mezze tinte, rattenuti in contorni energicamente marcati, dal tratto volitivo e nervoso. Sarà questa cifra stilistica così sofferta e appassionata che accomunerà la Valadon ad artiste come Artemisia Gentileschi o Camille Claudel, delle quali possiede lo slancio compositivo e il vigore creativo, piuttosto che, come potrebbe sembrare a un'analisi superficiale, a Rosalba Carriera, Elisabeth Vigée-Lebrun o Berthe Morisot, che rientravano nel cliché collaudato del linguaggio di maniera ma di sicuro successo.
Accanto all'artista ecco apparire la sua immagine speculare, il suo doppio, il suo alter ego: il gatto Raminou. Rosso come i capelli della sua amica, come lei spirito vagabondo, indipendentee, fiero, curioso, sensuale e giocherellone. I medesimi attributi confermano lo stato di felinità di entrambi. Felinità intesa come condizione esistenziale che permea di se ogni atto, ogni istinto, ogni sentimento. Raminou domina in molte tele ove il suo fulvo manto tigrato diviene parte integrante di un decoro di preziosi drappeggi, mimetizzandosi con fiori lussureggianti e arabeschi infiniti. L'artista si riconosce in consonanza perfetta col piccolo felino, ricordandoci un altro sodalizio famoso donna artista-gatto, quello di Colette con i suoi numerosi gatti. Colette che confida ai suoi amici animali i suoi più reconditi desideri e le sue. segrete pene ("La Paix chez les bˆtes"), che s'identifica col gatto sia caratterialmente che fisicamente, tanto da travestirsi da "chatte amoureuse" in uno dei suoi spettacoli di music-hall a Montmartre. E infine una foto degli ultimi anni di Colette, dove la sua mano verga un foglio sotto lo sguardo vigile e ispiratore di una splendida gatta certosina, ci rievoca ancora Raminau fuso con i fiori e i colori, che contempla insistentemente chi lo sta dipingendo.
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