In-24° (14 x 9,5 cm), carte non numerate 124, legatura moderna in pergamena semirigida con titoli manoscritti al dorso. Tagli colorati. Con alcuni capilettera xilografici animati. Frontespizio controfondato con carta pesante. Al frontespizio, nel margine inferiore, tracce di scritta coeva (vedi foto). Alla carta A2, forellino nel testo, ben restaurato, con reintegro, a matita, di due lettere al recto (\sa\ di \salutem\ nel primo rigo). Alla carta C, piccola mancanza (0,8 x 0,5 cm) nel testo, anche in questo caso ben restaurata con carta giapponese, con reintegro, a matita, di tre lettere al recto, al decimo rigo (\Sen\ di \Senecam\) e di quattro lettere al verso, sempre al decimo rigo (\oseq\ di \prosequitur\). Due piccoli fori, entrambi del diametro di 2 millimetri, nel margine esterno della carta N5, lontano dal testo, ben riparati con carta giapponese. Piccolissimo lavoro di tarlo, restaurato, nel margine inferiore delle carte del fascicolo E, lontano dal testo, della carta O8, anche qui lontano dal testo e in quello delle carte del fascicolo P, in cui giunge a toccare una lettera dell'ultimo rigo di testo al recto delle carte P3 e P4. Piccolissimo foro di tarlo, dal diametro veramente ridottissimo, nel margine esterno delle carte dalla A2 alla B5, lontano dal testo. Alla carta K, quattro piccole macchie color marrone, che non pregiudicano la leggibilità del testo: una, interessa tre lettere (\agn\ di \magno\) del decimo rigo del recto e quattro lettere (\ores\ di \authores\) nel nono rigo del verso, tre, tra loro ravvicinate, interessano sette lettere (\de dolen\ di \Inde dolent\) del dodicesimo rigo del recto e sette lettere (\erit hac\ di \fuerit hac\) dell'undicesimo rigo del verso. Un alone, che ha causato una leggera arrossatura della carta, riguarda i fascicoli B e C. Qualche altro piccolo alone d'umido, per il resto esemplare ben conservato di rara opera in edizione originale. Lo scritto si basa sul testo di un'anonima trasposizione in prosa, realizzata probabilmente tra il XIV e il XV secolo, dell'opera in versi di Pietro da Eboli De Balneis Puteolanis, poemetto latino in distici elegiaci, scritto intorno al 1197, che descriveva le fonti termali del litorale flegreo. Questa parafrasi era stata rimessa in circolazione, nei primi anni '60 del XV secolo, dall'umanista aretino Francesco Griffolini, che, con dedica a Pio II, l'aveva inserita nel Libellus de mirabilibus civitatis Putheolorum, opera poi stampata a Napoli nel 1475. Il Libellus, corretto e ampliato, era stato pubblicato una seconda volta nel 1507, sempre a Napoli, da Agostino Tiferno, presso il tipografo di origine tedesca Sigismund Mayr. Il Lombardi riprende questa versione, illustrandola e commentandola con contributi propri e con riferimenti a opere di argomento medico e a scritti di altri autori che trattavano delle proprietà delle acque termali dei siti campani. Integra inoltre i suoi scholia con riprese dirette di parti del carme di Pietro da Eboli, sebbene, seguendo le false attribuzioni consolidatesi nel secolo precedente, non ascrivendo al loro vero autore i versi trascritti, ma assegnandone la paternità ora all'Alcadino, medico siracusano attivo tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo, ora a Eustazio, o Eustachio, da Matera, letterato nato nel XIII secolo. Le carte dalla O7 verso alla P5 recto ospitano i Balnea Aenariarum, opera sulle fonti termali di Ischia scritta da Giovanni Elisio, accademico pontaniano e medico di corte di Ferdinando d'Aragona: anche questo scritto è corredato da annotazioni del Lombardi. Circa la Synopsis, così Filippo de Jorio nel tomo IV della Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli (Napoli, Nicola Gervasi, 1817): "Una tal opera del Lombardi appena uscita alla luce venne da tutti applaudita e ricercata, sì perché ci dà esatte notizie dè Bagni di Pozzuoli, e d'Ischia, sì perché ci favella con interesse delle ridenti colline di Posillipo, dè vicini monti, dè laghi, dè sudatorj, della solfatara, delle grotte, degli archi, dè tempj, dè sepolcri e di tutti i mille altri oggetti, che ci restano quai venerabili avanzi della grandezza, e dell'orgoglio Romano. Se ne esaurì dunque l'Edizione in pochissimo tempo…". Giovanni Francesco Lombardi, canonico, medico, letterato ed erudito napoletano, fu attivo nella seconda metà del XVI secolo. Oltre all'opera sulle fonti termali di Pozzuoli e dintorni, che gli valse il plauso dei contemporanei, ristampata, con aggiunte, nel 1566 e nel 1582, fu autore di diversi componimenti poetici latini e di un'orazione, sempre in latino, letta al Concilio di Trento.
Leggi di più
Leggi di meno