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Anno edizione: 2020
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Un libro di avventure, prima e dopo il diluvio.
«In fondo tutta l'opera di Calasso è un atto di fede nel frammento, nella traccia di ciò che "significa" oltre ogni perdita di significato e di destino» - Emanuele Trevi, la Lettura
In quel tempo remoto gli dèi si erano stancati degli uomini, che facevano troppo chiasso, disturbando il loro sonno, e decisero di scatenare il Diluvio per eliminarli. Ma uno di loro, Ea, dio delle acque dolci sotterranee, non era d'accordo e consigliò a un suo protetto, Utnapishtim, di costruire un battello cubico dove ospitare uomini e animali. Così Utnapishtim salvò i viventi dal Diluvio. Il sovrano degli dèi, Enlil, invece di punire Utnapishtim per la sua disobbedienza, gli concesse una vita senza fine, nell'isola di Dilmun. Il nome Utnapishtim significa «Ha trovato la vita». Dopo qualche migliaio di anni approda a Dilmun un naufrago, Sindbad il Marinaio. Utnapishtim lo accoglie nella sua tenda e i due cominciano a parlare. Ciò che Utnapishtim racconta è la materia di questo libro.
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La “Recherche” di Roberto Calasso, di cui questo è l’undicesimo e ultimo volume, non poteva che concludersi in Mesopotamia. Io assegno il massimo dei voti a tutto il mirabile monumentum.
I miti della creazione del Vicino Oriente Antico narrati da Utnapishtim a Sindbad il Marinaio, naufrago sull'isola di Dilmun. Al di là della raffinatezza del contenuto, la potenza del racconto nella trasmissione dell'universo culturale di un popolo che va al di là della differenza di lingua, tradizioni, orizzonti intellettuali: «un giorno mi svegliai e vidi un altro uomo che dormiva nella mia tenda. [...] cominciammo a parlare. [...] a un tratto mi accorsi che ero io a insistere con i racconti. Un giorno mi attraversò il pensiero che forse erano gli Anunnaki [gli dei, n.d.r.] a volere tutto questo, a governarlo. Volevano che una voce raccontasse le storie che erano accadute prima del Diluvio. E soltanto io ero rimasto tra i vivi. Quelle storie le avevo vissute o mi erano state raccontate. [...] ora so che quelle storie, almeno per frantumi, e sempre con larghi squarci fra l'una e l'altra, abitano anche in te. Sono come me, sfuggite alla morte (81)».
Non è il migliore tra i libri di Calasso. Secondo me, si muove meglio e più proficuamente nella mitologia vedica o in quella greca. A scanso di equivoci, l'erudizione di Calasso, in questo caso, gli fa un po' difetto. Non sono convinto che le sue conoscenze siano aggiornatissime. In ogni caso rimane una costruzione del testo un po' particolare. Si parte in media res da SIndbad. Non saprei. Questa ricostruzione cinematografica non mi piace, ma è una questione di gusti.
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