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Anno edizione: 1978
Anno edizione: 2020
Anno edizione: 1978
«L’autore drammatico non è altro, ai miei occhi, che uno storico, ma sta al di sopra di quest’ultimo, perché egli ricrea per noi la storia una seconda volta: invece di fornirci un racconto secco e spoglio, ci introduce immediatamente nella vita di un’epoca, ci dà caratteri invece di caratteristiche, personaggi anziché descrizioni». Così Büchner, autore drammatico, definisce il proprio compito in una lettera alla famiglia del 1835. Aveva appena terminato La morte di Danton, il suo primo lavoro letterario, e neanche venti mesi lo separavano dalla morte in esilio a Zurigo, a soli 24 anni, spesi quasi interamente nell’attività rivoluzionaria e negli studi scientifici. Delle altre due opere, Leonce e Lena e Woyzeck – pubblicate parecchi anni dopo la sua morte –, Büchner non parla, almeno nelle lettere di lui che ci sono rimaste. Tanto maggiore ci sembra il prodigio nel vedere come quel giovane abbia potuto precorrere – in queste opere che costituiscono forse il tentativo più audace di rinnovamento che la storia del teatro del XIX secolo conosca – motivi formali e ideologici la cui riscoperta ad opera del naturalismo, e soprattutto dell’espressionismo alla vigilia della prima guerra mondiale, sarebbe stata definita da Walter Benjamin come uno dei «pochi avvenimenti politico-letterari dell’epoca la cui attualità deve apparire di una luce accecante alla presente generazione». Dalla prima rappresentazione di La morte di Danton, curata da Max Reinhardt nel 1916, a quella di Vogt del 1921 con Alessandro Moissi nella parte di Danton, il teatro di Büchner è entrato ormai a far parte del repertorio classico, sia in Germania, sia in Francia, sia in Italia.
Bchner, Georg, Teatro. La morte di Danton. Leonce e Lena. WoyzecK , Adelphi , 1998
Bchner, Georg, Woyzeck, Marsilio , 1988
Bchner, Georg, Woyzeck, Rizzoli, 1995
Bchner, Georg, Woyzeck, Garzanti, 1999
Bchner, Georg, Opere, Mondadori , 1999
recensioni di De Angelis, E. L'Indice del 2000, n. 04
Per quanto mi risulta, sono al momento in commercio cinque traduzioni del Woyzeck di Büchner; tre di esse - Marsilio, Rizzoli (Bur), Garzanti - in edizione autonoma e con un testo tedesco a fronte (su cui tra poco); due - Adelphi, Mondadori - all'interno di edizioni più vaste e senza testo tedesco a fronte.
Il Woyzeck da solo è lungo una ventina di pagine; gli editori tedeschi, che hanno voluto rimpolparlo attingendo da varie stesure, arrivano alle trenta pagine o giù di lì. Con la traduzione a fronte, un'introduzione e via dicendo si può arrivare al massimo alle cento pagine (e ci vuole già un bello sforzo). A quanto pare questo è troppo poco per fare un libro e quindi si cercano integrazioni varie. La soluzione più semplice è dare tutte le versioni del dramma oltre a una versione che le combini tutte (questa via seguono Bur e Mondadori); altrimenti c'è quella di dare le fonti documentarie da cui Büchner ricavò la vicenda (Marsilio); Garzanti segue una via ancora diversa: dà prima l'ultima delle versioni combinate e poi dà la prima fra esse, che fece conoscere il dramma e servì ad Alban Berg per la sua opera Wozzeck. Per giudicare di queste soluzioni e di queste edizioni nel loro complesso occorre dare alcune informazioni preliminari.
Il dramma ci è giunto postumo, in manoscritti dalla decifrazione proverbialmente ardua. In essi si distinguono un iniziale abbozzo generale, seguito da una prima rielaborazione interrotta e da una seconda rielaborazione più ampia ma neanch'essa portata a termine; a tutto ciò si aggiungono due scene staccate, sulla cui collocazione non c'è accordo fra gli editori. Dunque il dramma è incompiuto. L'opinione comune è che esso fu l'ultima opera di Büchner, rimasta incompiuta per la morte dell'autore. Finora io sono il solo ad affermare che invece esso fu la prima opera (precedente l'altro dramma, La morte di Danton, la commedia Leonzio e Lena e la novella Lenz), rimasta incompiuta perché Büchner la mise da parte per motivi a noi ignoti, pur manifestando poco prima della morte l'intenzione di riprenderla in mano. In base a questi presupposti e in base alla constatazione che l'ultima rielaborazione ha l'aria di avvicinarsi a uno stadio definitivo, gli editori tedeschi hanno cominciato, fin dalla prima edizione, a combinare fra loro le varie fasi di stesura. Sono le cosiddette versioni combinate ovvero fatte "per la lettura e per la scena". Le versioni italiane traducono quattro diverse "combinazioni": quella del primissimo editore, Franzos, avutasi alla fine dell'Ottocento (Garzanti), quella degli anni venti (e poi più volte cambiata) di Bergemann (Adelphi), quella degli anni settanta di Lehmann (Marsilio), quella degli anni ottanta di Poschmann (Bur, Garzanti - che, come detto, ne pubblica due - e Mondadori). Anch'io, in passato (quando preparavo per Garzanti un'edizione che non piacque e che fu respinta), ero orientato a una qualche versione "combinata". Quelli che ne hanno fatte e seguitano a farne (recentemente ne è uscita ancora una diversa presso l'editore tedesco Reclam) ritengono di avere le loro ragioni. Oggi mi sono convinto che quest'intento è sbagliato. Le rielaborazioni hanno stravolto l'abbozzo originario, al quale tuttavia si è costretti a ricorrere se si vuole un bel finale con tanto di morta ammazzata e assassino smascherato. E nemmeno le due rielaborazioni sono fra loro integrabili (eccettuata una sola scena) perché in un punto decisivo obbediscono a concezioni drammaturgiche diverse. Non resta che tener conto dell'effettiva diversità delle stesure e riproporle al lettore, gerarchizzandole. Nessuna edizione tedesca e nessuna traduzione italiana fa questo. Bur e Mondadori propongono la versione combinata ultima uscita (che nel frattempo è diventata la penultima), facendola seguire da tutte le stesure precedenti (messe da Poschmann in un rapporto reciproco che non trovo fondato), allineandole senza una gerarchia fra di loro.
Le cose vanno male da questo punto di vista e non vanno molto meglio dal punto di vista del testo costituito, cioè, a parte la combinazione delle scene, da come le singole parole vengono decifrate e proposte nel loro aspetto definitivo. Büchner ha usato infatti una specie di stenografia, riducendo le parole più o meno alla metà delle lettere e mangiandosi quasi regolarmente le finali. Su questo piano è l'edizione Reclam a fare un deciso passo avanti; precedentemente l'incertezza sulle finali aveva fatto creare una specie di dialetto artificiale. I traduttori non hanno messo in discussione l'impianto delle scene nelle versioni combinate, e soprattutto non hanno messo in discussione la possibilità stessa di tali combinazioni; né sono intervenuti sulla costituzione del testo. Tuttavia l'attività di traduzione a volte riesce a mettere in luce qualcosa che nel testo originale non va. Per esempio nell'abbozzo originale (da tutti ripescato per imbastire il finale) si legge a un certo punto che per vedere il cadavere della morta ammazzata c'è da passare una "Lochschanz" andando a finire in uno o più "Wäldche", a seconda degli editori. Messi davanti a un "bastione col buco", i traduttori fanno quello che possono: fanno attraversare fortini e trincee (Magris e Schiavoni), oppure fossati (Corti) o almeno una buca (Bistolfi), per andare a finire in un boschetto solo. L'errore è nel manico, cioè nel testo tedesco letto male: c'è da passare per una strada che costeggia un bosco ("Lochschos" è un composto dialettale), finché si arriva ai saliceti ("Weidichte").Tutto molto meno avventuroso. Questo è solo un brevissimo esempio per dire davanti a che difficoltà si trova chi vuol decifrare il testo.
Fra le traduzioni ci sono da rilevare due particolarità: l'elegante traduzione di Dolfini è purtroppo legata a un testo più difettoso degli altri; c'è da chiedersi se l'editore non farebbe bene ad aggiornarla, almeno per quanto concerne l'avvicendarsi delle scene. L'altra particolarità riguarda la traduzione di Magris, dichiaratamente fatta per la televisione, e quindi giudicabile a opera di chi s'intenda di quel linguaggio; questa traduzione adopera un sovrappiù di parole rispetto all'asciutto originale.
Tutte le traduzioni recano un commento; brevissimi quelle Mondadori (una pagina) e Adelphi (una pagina e mezzo), più ampi gli altri. I commenti vogliono mediare al lettore italiano i risultati della ricerca tedesca; chi ci riesce meglio è Schiavoni, che a sua volta si basa sul commento più recente e decisamente ottimo di Poschmann (il quale si dimostra più bravo nel commento che non nell'edizione). Buono anche il commento di Dorowin (Marsilio).
Le introduzioni lasciano invece tutte un po' perplessi perché in esse, in fondo, si parla assai poco del Woyzeck. Dorowin sposta tutto il peso sulle perizie mediche che fornirono a Büchner la prima informazione (e che nell'edizione Marsilio vengono tradotte in appendice); dice cose giustissime su queste e, quando parla propriamente del dramma, dice cose altrettanto giuste. Ma l'analisi dovrebbe essere portata ben oltre. La sua è comunque la migliore introduzione tra quelle in discussione. Osservazioni analoghe valgono per l'edizione Bur. Sul dramma non si legge invece quasi nulla nelle introduzioni Adelphi e Mondadori, mentre l'edizione Garzanti ha delle affermazioni incredibili. Essa dà un profilo dell'autore in generale, cercando di illustrarne le fasi della vita e le singole opere. Abbiamo così modo di apprendere che "Karl Gutzkow [era] un liberale iscritto alla Junges Deutschland"; così il prefatore è riuscito a dimostrare quel che non riuscì neanche a Metternich, cioè che l'associazione segreta Junges Deutschland esisteva; ancora uno sforzo e sapremo quel che ancora ci manca: chi era il grande vecchio, chi dava le tessere e quant'altro. Il prefatore sa anche quel che non scoprì chi assistette alla morte di
Büchner, cioè che tra le carte postume di costui si trovò "l'abbozzo del dramma Pietro Aretino"; fu invece proprio cercando questo dramma (Büchner aveva dichiarato di volerlo scrivere, ma verosimilmente non ne ha mai scritto una riga) che venne fuori la sorpresa Woyzeck, di cui l'autore non aveva mai parlato a nessuno. Sempre secondo il prefatore, la donna ammazzata dal Woyzeck storico è figliastra di un parrucchiere e moglie di un chirurgo; non è vero niente. E ancora: Büchner padre usava leggere da un'opera che influenzò La morte di Danton del figlio "la sera accanto al fuoco". E d'estate come facevano? Interrompevano le letture, spegnevano il fuoco o arrostivano?
L'edizione Mondadori risolve il problema dell'introduzione proponendo un intervento storico, quello di Arnold Zweig. È una soluzione interessante. Così come è interessante e da raccomandare tutta questa edizione, che riporta anche testi di Büchner mai tradotti in italiano. Chi vuole un Büchner completo, lo ha qui. Perciò è da sperare che certe trascuratezze e imperfezioni vengano corrette in prossime edizioni. La cosa che più dà all'occhio è che la curatrice vuol riscrivere la storia della Rivoluzione francese; e così si legge che la Convenzione fa arrestare Robespierre "sulla spinta di ripetute ondate di scioperi", cioè (pare) per sensibilità sociale e non perché, come finora si credeva, da una parte la palude prese una gran paura e dall'altra Robespierre non aveva più una politica. Quando mai poi Gutzkow presentò Büchner "nel suo salotto letterario"? Mi auguro che l'edizione abbia successo e che queste e altre manchevolezze possano scomparire presto.
Ci sono da segnalare infine le bibliografie. Su tutte sono da raccomandare quelle curate da Schiavoni (Bur), arricchite da un elenco delle principali esecuzioni italiane del Woyzeck (del Wozzeck di Alban Berg) e delle relative recensioni. Questa edizione presenta anche buone illustrazioni, una bella antologia di giudizi storici e, come già detto, un ottimo commento. Siccome inoltre ha il testo tedesco (edizione Poschmann) a fronte e riproduce e traduce tutte le stesure, ritengo che sia quella da segnalare come la più interessante, raccomandando a chi la usa di saltare tranquillamente la versione combinata. Estratti significativi delle perizie legali possono essere letti nell'edizione Marsilio. Chi vuole tutto Büchner (e ci vuole!) lo trova, anche se nel solo testo italiano, nell'edizione Mondadori.
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