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Il telefono di Calipso e altre «Storie sgradevoli» - Léon Bloy - copertina
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Il telefono di Calipso e altre «Storie sgradevoli»
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Il telefono di Calipso e altre «Storie sgradevoli» - Léon Bloy - copertina
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Descrizione


Le «Storie sgradevoli» sono forse l'opera più significativa di Léon Bloy, quella che meglio sa rivelare la vena paradossale e visionaria del suo stile. Questa nuova edizione del melangolo rappresenta la migliore occasione per il lettore italiano di riscoprire Léon Bloy, uno scrittore la cui fama è sicuramente inferiore al suo enorme talento letterario. Amatissimi da Borges, i racconti di Bloy furono sempre troppo particolari e originali per raggiungere il grande pubblico, ma a chi li legge sono in grado di trasmettere ancora oggi una profonda inquietudine e un insopprimibile desiderio di assoluto, a cui si intreccia costantemente una feroce critica nei confronti del mondo borghese, visto come il ricettacolo di tutti i difetti umani.
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Dettagli

2012
22 marzo 2012
120 p., Brossura
9788870188431

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n.d.
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L'occhio acuminato di un mistico moderno sulla realtà cinica e meschina della borghesia ottocentesca (ben poco diversa dalla nostra). Solo per lettori che sopportano le alte temperature!

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Voce della critica

  Nel 1894, Léon Bloy raccolse in un sottile volume otto "storie sgradevoli", che davano sfogo alla sua ansia incendiaria di distruggere e irritare. Si tratta di racconti ai limiti del delirio, in forte polemica con le tendenze naturaliste della narrativa dell'epoca, ma nello stesso tempo intrisi di quell'ineludibile senso di realtà – storie "fin troppo accadute", le definisce il loro autore – che si attacca talvolta agli episodi più inverosimili, e li fa apparire credibili, dotandoli di un inconfondibile sapore di verità. Inquieto, irriverente, visionario, Bloy dà sostanza narrativa alla cattiveria gratuita di cui trasuda ogni momento il reale: una madre che avvelena il figlio per compiacere l'amante; un generoso che per troppa modestia si finge avaro; un mediocre poeta che, dopo aver armato una pistola, costringe il suo ospite a sorbirsi la lettura completa dei suoi centocinquanta sonetti… Non c'è nessun idolo – la famiglia, l'etica, l'arte, il progresso – che si salvi dalla corrosiva penna di Bloy, che illumina di una luce fosca e feroce la società del suo tempo, mettendo a nudo la vuota miseria delle sue convenzioni. Nella storia che dà il titolo all'edizione italiana, Il telefono di Calipso, si incontrerà una veemente sfuriata, ai limiti del paradosso, contro l'invenzione del telefono, o meglio contro il linguaggio elementare e stereotipo imposto dalle conversazioni telefoniche, che, secondo Bloy, finirebbe per umiliare "la Parola stessa": un'invettiva che stride fortemente con le regole odierne del mondo della comunicazione e con la frenesia di rimanere sempre, costantemente connessi. "Considero che parlarsi da così lontano sia immorale ‒ scriveva Bloy, quando i telefoni erano ancora una novità, ‒ quel fruscio di larve che precede la conversazione non ci sta forse avvertendo che stiamo per penetrare in qualche territorio riservato, dominato probabilmente dal terrore… chi lo sa?". Luigi Marfè

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Conosci l'autore

Léon Bloy

(Périguex 1846 - Bourg-la-Reine, Parigi, 1917) scrittore francese. Nacque poverissimo e tale rimase tutta la vita per un’impossibilità organica ad adattarsi ai suoi tempi. Avviatosi alla pittura senza grandi attitudini, emigrò a Parigi, dove Barbey d’Aurevilly lo indirizzò al giornalismo e alla letteratura, per cui era eccezionalmente dotato. In continua, virulenta polemica col suo secolo, con la democrazia, il progresso e quante altre «sciagure» la rivoluzione francese e la scienza potevano aver generato, si spinse così in là, anche e soprattutto negli attacchi a personalità contemporanee, da perdere una dopo l’altra tutte le collaborazioni a giornali e riviste. Finì per dover accettare un piccolo impiego alle Ferrovie del Nord. La sua totale adesione al cattolicesimo gli fece vivere drammaticamente...

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