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Tempo curvo a Krems - Claudio Magris - copertina
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Tempo curvo a Krems

Descrizione


I cinque protagonisti di questi racconti si ritrovano tutti a fare i conti con un tempo che sembra non avere inizio né fine, corrente di un fiume che conduce alla foce e alla sorgente.

«Uno dei più grandi scrittori del nostro tempo» - Mario Vargas Llosa

«L'illustrazione di copertina, cerchi d'acqua prodotti dal lancio di un sasso, porta a pensare che l'autore abbia a cuore l'idea di un tempo liquido, eracliteo» - Paolo di Paolo, Il Venerdì

«Sempre vuol dire vivere o morire? Il vetro della clessidra si accende e si colora nella luce che lo attraversa, una luce dorata rugginosa quando la clessidra è colma di sabbia e giallorosa pallido quando si svuota.»

I cinque protagonisti di questi racconti si ritrovano tutti a fare i conti con un tempo che sembra non avere inizio né fine, corrente di un fiume che conduce alla foce e alla sorgente. Il ricco e ormai vecchio industriale che inscena una beffarda ritirata dalla vita; il maestro di musica che dopo tanti anni rivede il proprio allievo in un incontro di ambigua ed elusiva crudeltà; il viaggiatore che, nella piccola e assopita cittadina di Krems, mosso da una coincidenza apparentemente insignificante, scopre il non tempo della vita e dell’amore in cui tutto è presente e simultaneo; il vecchio scrittore ospite d’onore di un premio che misura la propria estraneità al mondo e ai riti della letteratura; e infine il sopravvissuto della Grande Guerra e della grande stagione culturale della Trieste absburgica e irredentista che osserva le riprese di un film dedicato a una vicenda della sua giovinezza e di quella dei suoi amici stentando a riconoscere sé stesso e i propri compagni nei gesti e nelle battute degli attori che li interpretano. Ironicamente crudeli, malinconicamente sobri, i cinque personaggi sembrano a poco a poco attutire l’intensità delle loro esistenze, sfumando la distinzione tra finzione e realtà, con la consapevolezza che anche «le pagine invecchiano come le cose vive: fanno orecchie d’asino, si sgualciscono, avvizziscono. Come la mia pelle».
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Dettagli

2019
4 aprile 2019
96 p., Rilegato
9788811608257

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DG
Recensioni: 3/5

Testo un pò complesso da leggere

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Ire
Recensioni: 3/5

"Se nello spazio-tempo, secondo l'oratore, quest'ultimo è rappresentato da una linea curva anziché da una linea retta, nel caso di masse abbastanza grandi può trattarsi di una curva chiusa ossia di un cerchio. Ma allora tutto ritorna, tutto è, e io sono già stato, sono già alla foce del Danubio, mentre sto seguendo le sue acque per raggiungerla." Cinque racconti, cinque anziani accomunati dal "tempo curvo" che non è altro che il sovrapporsi del passato sul presente, un continuo rievocare e rivivere quello che è stato, quello che è. Trieste rappresenta la città protagonista ma a questa se ne aggiungono altre come Lu Monferrato e Krems. Interessante come gli anziani ricordino i fatti che hanno vissuto: il racconto coincide con la realtà o gli anni hanno rimodellato le loro memorie? Non è una lettura semplice, anzi, la scrittura è densa, difficile e assolutamente da rileggere una volta finita perché sicuramente qualcosa è sfuggito. Magris resta comunque un maestro della Letteratura, tutto da scoprire e riscoprire.

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Lorenza Garbarino
Recensioni: 5/5

Definito da Vargas Llosa “uno dei più grandi scrittori del nostro tempo”, Claudio Magris fa del tempo il vero protagonista dei cinque racconti di questo libro. Cinque gioielli che declinano un tempo vissuto in bilico tra realtà e finzione in un’altalenante presa di distanza dal reale e immersione nel sogno. È questo un tempo raccontato da una penna lucida, senza sbavature e la scrittura non perde in lucidità nemmeno quando il racconto sfocia in una sorta di flusso di coscienza. Magris qui gioca con le parole. Un gioco da professionisti. E ora attendo che a Stoccolma si ricordino di lui.

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Voce della critica

Il tempo, tortuoso, perduto, ritrovato, fra terza età e bilanci. Ecco di cosa scrive, anche stavolta con la misura di un classico, Claudio Magris, che ha ottant’anni anagraficamente e si è concesso un regalo, sfoderando un libro di rara freschezza, di totale equilibrio fra forma e contenuto, Tempo curvo a Krems (96 pagine, 15 euro), per la casa editrice Garzanti che da sempre pubblica le sue principali opere. Cinque racconti per altrettanti protagonisti anziani, sopravvissuti, che galleggiano su suggestioni pennellate con grazia. A quattro anni dal poderoso romanzo Non luogo a procedere, Magris dimostra come aveva fatto in precedenza e con altrettanta maestria, come si possa stupire non solo con architetture complesse, ma in forme decisamente più dense e asciutte.

Cinque uomini protagonisti sulle soglie dell’ultimo tratto dell’esistenza scandiscono questo finissimo libro di racconti: nella storia eponima (dove, a differenza delle altre, non c’è un narratore onniscente, ma una voce che narra in prima persona) un anziano brillante studioso, dopo una conferenza su Kafka, a Krems, verosimile assopito borgo danubiano, vagheggia una passione liceale per una ragazza, l’evanescente e irragiungibile Nori; e poi un impacciato scrittore di origine ebraica ospite di un premio letterario vissuto in modo insofferente; un industriale vedovo che veste i panni di portinaio in uno stabile di sua proprietà; Salman, un maestro di musica “fotografato” nel momento dell’incontro con un ex allievo, Vilardi, che ha raggiunto la fama come violinista, un reduce della prima guerra mondiale, già studente irredentista, che non riconosce episodi della sua esperienza nel corso delle riprese di una serie televisiva dedicata a quel periodo. Il tempo di queste storie sembra galleggiare fra passato e futuro, finendo per essere un continuo presente, in cui tutto è simultaneo, dilatandosi nell’attuale. Per ottenere questo effetto Magris non si serve di chissà quale artificio o di chissà quali meccanismi, non ha bisogno di giochi di prestigio, gli basta scandire frasi senza effetti speciali, con parole ponderate, efficaci, colme di significato nella loro essenzialità.

Non cede a mestizie Magris, pur se i suoi protagonisti fanno i conti con cicatrici e con l’avanzare degli anni che in egual misura intacca corpo e spirito. Non è questo il punto. Non vuol cedere nemmeno al tempo, forse, come si legge nel racconto di apertura, Il custode, vuol sottrarsi a esso: «Il mondo continuava – si legge – a fluire generoso verso di lui e non certo a mani vuote, ma poco a poco egli aveva cominciato a sentire il desiderio di arginarlo, di deviare se possibile quel fiume e di erigere qualche barricata contro la vita che avanzava». Rievocazioni e riflessioni (anche complesse, tra fisica e filosofia), prendono forma sullo sfondo dei luoghi dell’anima di Magris, Trieste («città trafficante, meticcia e patriottica»), il Carso e la Mitteleuropa.

Se, per brevi attimi, emerge la malinconia, è moderata. Il fascino di una prosa suadente che distilla eleganza è, invece, perentorio, come perentoria è la commistione fra passo saggistico e creativo. La misura dei sentimenti e dello stile è espressa con grande naturalezza dallo scrittore triestino. E il tempo è un mistero, nessuna delle figure che prendono vita nei racconti di Magris china davvero il capo dinanzi al passato o al futuro. Difficile dire se il loro sguardo crepuscolare sia più rivolto a ieri o a domani. Non c’è inizio, non c’è fine. Il destino è sospeso, l’esistenza un continuo divenire, alla ricerca di un senso.

Recensione di Giosué Colomba

 

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Conosci l'autore

Claudio Magris

1939, Trieste

Scrittore, germanista e senatore (nella XII Legislatura) italiano. Ha insegnato letteratura tedesca prima presso l'Università di Torino, poi presso quella di Trieste. Impostosi giovanissimo all'attenzione della critica con Il mito Absburgico nella letteratura austriaca moderna (1963, elaborazione della tesi di laurea), è stato fra i primi a rivalutare il filone letterario di matrice ebraica all'interno della letteratura mitteleuropea con Lontano da dove, Joseph Roth e la tradizione ebraico-orientale (1971). Danubio (1986), forse il suo capolavoro, lo consacra come uno dei massimi scrittori italiani contemporanei. Con questo libro vince il Premio Bagutta nel 1986 e successivamente il Premio Strega nel 1997 con il romanzo Microcosmi e il Premio Principe delle Asturie nel 2004 nella...

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