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Un attore diplomato all'accademia che porta pizze a domicilio. Un pubblicitario che sfrutta il cinismo della sua agenzia per imparare a scrivere. Un pittore che scopre la paternità e cambia mestiere. Cosa accomuna questi e altri personaggi? Il tema centrale di "Teoria e Tecnica dell'Artista di Merda" sono le strategie di sopravvivenza. Le modalità, semplici o complesse, per sopravvivere con la propria arte o continuando a farla. Magari col secondo lavoro. Oppure spendendo poco e rubando libri al supermercato. Meglio ancora nascondendo le proprie velleità e diventando lavoratori indefessi. Ma non mancano i casi in cui la propria sopravvivenza fisica o psicologica è un'arte in se stessa. Senza bisogno d'altro. HANNO COLLABORATO, anonimi esclusi: Marco Andreoli, Miriam Bendìa, Pino Boresta, Andrea Carbone, Stefano Buonamico, Chiba, Cristiano de Majo, Marco Mario de Notaris, Evian, Matteo Galiazzo, Gianluca Gigliozzi, Maurizio Guarini, Stefano Lentini, Gianfranco Marziano, Luca Tombolini, Guido Visentin. Speriamo di non diventare artisti! "...Nell’inferno devi trovare ciò che inferno non è e devi farlo durare e devi dargli spazio". Idem come sopra. Questo libro fenomenale dovrebbe finire nelle facoltà di sociologia e nelle spettabilissime strutture in cui si studiano, oddio, scrittura creativa, design, copywriting e via dicendo. Dovrebbe permettersi di abbattere, attraverso i suoi spaccati di realtà, le peggiori velleità di quella che oggi viene chiamata arte. La miglior forma artistica, d’altronde, oggi pare essere la difficile arte di sopravvivere e di non lasciarsi fagocitare da mostri sacri come il lavoro e, paradossalmente, tutto ciò che ha la pretesa di essere alto, nobile, migliore. Bisogna sopravvivere ai cliché e all’abbattimento dei cliché, ai giornali di bassa lega, ai quotidiani tutti uguali, ai telegiornali, a Maria De Filippi, alla elevazione a valore del rampantismo, al fumo negli occhi, ai mestieri sottopagati, ai governi e alla legge. Pure alla nuova orda di avvocati, ecco. Come fare? ...
Se nel mondo dell’arte uno su mille ce la fa, che fine fanno i restanti 999? Diventano artisti di merda, ovvero quelli che non saranno mai intervistati da Alain Elkann, non vedrete mai su MTV Hits!, non esporranno mai in una galleria alla moda. L’artista di merda, ci illumina Claudio Morici nell’introduzione, è però indispensabile per l’evoluzione della specie, che è tutta una questione di errori genetici che nel tempo migliorano l’adattamento. Ecco, gli artisti di merda sono una mutazione nel DNA francamente un po’ monotono della nostra cultura. Un problema fondamentale per l’artista di merda è la sopravvivenza. Ovvero: come arrivare a fine mese quando si è un genio incompreso, senza neanche tante possibilità di gloria postmortem. Il volume raccoglie le testimonianze di 19 artisti di merda che ti insegneranno come non estinguere il tuo talento nel difficile ecosistema italiano. “Ma che lavoro fai?”, chiede insistente la nonna che ti voleva notaio. Tu ovviamente non puoi rivelarle che sei un artista di merda, quindi come un supereroe ti crei una doppia identità, cioè ti cerchi un secondo lavoro. I call center, ad esempio, sono uno dei luoghi a più altra concentrazione di artisti di merda. Da tenere d’occhio anche i ragazzi che consegnano le pizze a domicilio o i camerieri al ristorante. Indubbiamente, però, la condizione lavorativa che maggiormente stimola la creatività dell’artista di merda è quella del disoccupato cronico. Senza un euro in tasca, ci si ingegna rubando i libri da Feltrinelli o dividendo l’appartamento con altri ragazzi dalle personalità ancora più disturbate della tua. Talvolta capita poi che anche l’artista di merda abbia successo ed entri così (suo malgrado) nel Sistema. E’ il caso del copywriter in carriera che lavora 14 ore al giorno, dell’attore di soap opera che voleva fare Brecht o del ghost-writer che non riesce più a scrivere con un proprio stile. Tutto questo e molto altro nei 19 racconti di vita che compongono questa imperdibile raccolta.
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