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scheda di Violi, T., L'Indice 1990, n. 7
Con un titolo preso a prestito dalla mostra che si è tenuta a Torino cinque anni fa, il libro del filologo Claudio Saporetti si avvale della decodificazione di svariate tavolette cuneiformi per raccontare, in forma di fiaba, alcune storie mitiche. L'area, l'antica Mesopotamia, è la più ricca al mondo dl significativi ritrovamenti archeologi, che testimoniano la presenza umana fin dalla remota preistoria. In tre millenni, prima della nascita di Cristo, si sono susseguiti infatti i Sumeri, gli Accadi, i Babilonesi e gli Assiri, contemporaneamente al fiorire, in Egitto, della civiltà dei faraoni. Il libro incanta per la semplicità con la quale il grande studioso riesce a raccontare il suo lavoro. In esso si narra dei tre miti assirobabilonesi originari di Adapa, Etana e Ghilgamesh, i quali vissero in Mesopotamia in epoche diverse. Adapa, figlio del dio della sapienza, divenne un grande saggio con capacità taumaturgiche e fu ricordato in seguito come un benefattore dell'umanità. Il re-sacerdote Etana, vissuto non molto tempo dopo il diluvio universale, ebbe il dominio sull'importante città di Kish; pregò il dio Sole di fargli avere un erede: dopo varie peripezie nacque Balikh che divenne il suo successore. Il re di Uruk, Ghilgamesh, per un terzo uomo e per due terzi dio, era terrorizzato dall'idea della morte; ma le mitiche avventure di cui si rese protagonista gli restituirono una sorta di immortalità che è sopravvissuta fino ai giorni nostri. Le tre storie, conclude Saporetti, le hanno inventate gli uomini che abitavano nell'Eden e le hanno scritte su tavolette di terracotta pervenute fino a noi per ricordarci che non dobbiamo mai pretendere di essere uguali a dio.
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