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The Game - Alessandro Baricco - copertina
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Game

Descrizione


Una mappa imperdibile dell'Homo Sapiens dopo il sisma che ha sconvolto un'intera civiltà. La nostra. Dodici anni dopo I barbari questo libro racconta come siamo arrivati fino a qui.

«Tutto iniziò con un videogioco: di qui il nome The Game per definire il nuovo mondo dominato dal web e algoritmi. Il libro ne ricostruisce storia e senso. Con una certezza: Il Gioco ha gli anticorpi per proteggerci dai fantasmi del '900. Malgrado tutto» - Robinson, La Repubblica

Qualsiasi cosa si pensi del Game, è un pensiero inutile se non parte dalla premessa che il Game è la nostra assicurazione contro l’incubo del Novecento. La sua strategia ha funzionato, oggi le condizioni perché una tragedia come quella si ripeta sono state smantellate. Ormai ci siamo abituati, ma non va mai dimenticato che c’è stato un tempo in cui, per un risultato del genere, avremmo dato qualsiasi cosa. Oggi, se ci chiedono in cambio di lasciare la nostra mail ci innervosiamo

Quella che stiamo vivendo non è solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti, ma il risultato di un'insurrezione mentale. Chi l'ha innescata - dai pionieri di Internet all'inventore dell'iPhone - non aveva in mente un progetto preciso se non questo, affascinante e selvaggio: rendere impossibile la ripetizione di una tragedia come quella del Novecento. Niente piú confini, niente piú élite, niente piú caste sacerdotali, politiche, intellettuali. Uno dei concetti piú cari all'uomo analogico, la verità, diventa improvvisamente sfocato, mobile, instabile. I problemi sono tradotti in partite da vincere in un gioco per adulti-bambini. Perché questo è The Game.

Prima scena
Calciobalilla, flipper, videogioco. Prendetevi mezz'ora e passate dall'uno all'altro, in quest'ordine. Pensavate di giocare, invece avete attraversato lo spazio che separa una civiltà, quella analogica, da un'altra, quella digitale. Siete migrati in un mondo nuovo: leggero, veloce, immateriale.

Seconda scena
Prendete l'icona che per secoli ha racchiuso in sé il senso della nostra civiltà: uomo-spada-cavallo. Confrontatela con questa: uomo-tastiera-schermo. E avrete di fronte agli occhi la mutazione in atto. Un sisma che ha ridisegnato la postura di noi umani in modo spettacolare.

«Qualsiasi cosa si pensi del Game, è un pensiero inutile se non parte dalla premessa che il Game è la nostra assicurazione contro l'incubo del Novecento. La sua strategia ha funzionato, oggi le condizioni perché una tragedia come quella si ripeta sono state smantellate. Ormai ci siamo abituati, ma non va mai dimenticato che c'è stato un tempo in cui, per un risultato del genere, avremmo dato qualsiasi cosa. Oggi, se ci chiedono in cambio di lasciare la nostra mail ci innervosiamo»
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Dettagli

2018
2 ottobre 2018
325 p., ill. , Brossura
9788806235550
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Indice

Uno stralcio dell'intervista all'autore di Michele Serra sul Venerdì di Repubblica

Alessandro Baricco voleva disegnare la mappa del mondo digitale in cui viviamo. Ha cercato di capire quando, dove, come e perché è iniziata la rivoluzione. E le ha dato anche un nome: The Game. Dobbiamo averne paura o prenderla come una tappa dell’evoluzione umana? Per scoprirlo abbiamo chiesto a un altro scrittore di fargli una chiamata. Skype non ha funzionato. Ma loro si sono parlati a lungo lo stesso.

Mischiare alto e basso, confondere i livelli. Torna in mente il primo Umberto Eco, quello per il quale il fumetto, il feuilleton, la canzone popolare avevano la stessa importanza culturale dei libroni. Poi però, negli ultimi anni, Eco non fu per niente tenero, con il tuo Game…

«Ricostruiamo: Eco è stato un vero e proprio anticipatore del Game, un uomo formidabile, Game ante litteram. Dobbiamo essere grati al Maestro. Il primo che ha detto che Wikipedia era una cosa seria. Io pensai: che cagata. Lui disse: fidatevi, non fatevi accecare dai pregiudizi o dalla pigrizia. E aveva ragione lui. Certo, se ne è andato dicendoci: attenti! Ha fatto in tempo a vedere l’entrata in crisi del Game. Guardate che scricchiola, ha detto. Guardate che è sbilanciato, che così non può reggere. Lo aveva capito. Ma non ha sdottoreggiato, ha solo segnalato il problema. Del resto potrà risolverlo, il problema, solo la gente che nel Game ci è nata».

E qual è, il problema?

«Cerco di dirlo nella parte finale del libro. Il Game ha un buco. È stato veloce, velocissimo, seducente, ma lo strappo violento con il passato crea un vuoto, e crea angoscia. È dentro quel vuoto e quell’angoscia che prosperano, alla fine, le semplificazioni brutte, le tentazioni peggiori, anche quelle politiche. Sono debolezze difficili da recuperare, squilibri tremendi, ed è anche colpa nostra».

Nostra di chi?

«Di noi europei, se posso generalizzare. Il Game è stato congegnato da giovani bianchi americani, ingegneri. E lì più o meno siamo rimasti. Noi non ci abbiamo messo i nostri pensatori, siamo su una china assurda di pessimismo, raffinato cinismo, sfiducia in noi, lamentosità, e in questo siamo atroci. E doppiamente colpevoli, perché l’Europa è uno scrigno di memoria e di gusto, di qualità della vita, di gioia della vita. Di riconnessione virtuosa con il passato, tutte cose delle quali il Game avrebbe un bisogno disperato. Per giunta siamo avanzati tecnologicamente, dunque non abbiamo alibi. Gli americani hanno quegli intellettuali lì, non è che possiamo pretendere, la differenza è data, banalmente, dal numero di secoli memorizzati...»

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Laura
Recensioni: 5/5

L’autore sembra proporci un’apologia del mondo digitale, espressa con un linguaggio brillante, ma a volte enfatico, sopra le righe, ripetitivo. La sua ricostruzione della genesi della cultura digitale, per quanto interessante, si trasforma in un racconto quasi mitologico, una leggenda

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DaPa
Recensioni: 4/5

In alcuni punti eccessivamente prolisso, ma la ricostruzione storica e sociale è davvero interessante e gli si perdonano anche le 50 pagine più del necessario. Da leggere assolutamente per comprendere il nostro tempo e per imparare i passaggi fondamentali dell’evoluzione digitale.

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Maverick15
Recensioni: 5/5

Trattato sui tempi "moderni" che viviamo oggi. Disamina in teressante e comprensibile

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Voce della critica

Cosa è The Game (325 pagine, 18 euro) di Alessandro Baricco? Un saggio di gnoseologia, probabilmente. Ma classificarlo in questa maniera è ragionare in termini novecenteschi, non aerodinamici e poco fluidi, che non porterebbero alla comprensione di questo testo. A meno di non aver studiato (e anche bene) filosofia.

Quindi. Il saggio di Alessandro Baricco, pubblicato da Einaudi nella collana Stile Libero – Big, è il racconto della nostra contemporaneità che è caratterizzata da uno strumento che abbiamo tutti in tasca, un tool che è il nostro telefono con le sue app, che ha portato a cambiare il nostro modo di percepire la realtà e la sua complessità riducendole alla superficie. Uno strumento che ci porta di continuo dal nostro mondo ad un oltremondo che è fatto di social network e di app.

Come siamo arrivati a questo? Grazie a una insurrezione digitale, partita nella California degli Anni 70, partendo da Space Invaders che ha portato via il calciobalilla dai bar e che per la prima volta ci ha fatto interagire con uno schermo, maturata venti anni dopo ed esplosa con la presentazione del primo modello di Iphone (9 gennaio 2007, San Francisco).

«Non viviamo in una civiltà nata per caso. C’è una genesi che possiamo ricostruire, e una direzione che ha una sua logica. Non siamo i detriti di ciechi processi produttivi. Abbiamo una Storia, e siamo una Storia. Di ribellione. Già me la sento l’obiezione: sì, grazie, bella teoria, ma questa di far passare la Silicon Valley per un covo di rivoluzionari libertari con tanto di consapevolezza storica sa tanto di favoletta consolatoria. Cioè, a parte tutte queste belle teorie, c’è qualcosa di reale, qualche fatto, qualche evidenza storica? Dato che l’obiezione, per primo, me la son fatta io, sono preparato. E ho una storia da raccontare. Nessuna teoria questa volta, solo fatti. Sentite qua».

Baricco racconta fatti e costruisce una mappa che serve per orientarci nel presente e comprendere quello che viviamo oggi: The Game, una dimensione ludica caratterizzata dall’interazione uomo-macchina (la postura uomo-schermo) in cui spariscono le intermediazioni e il tutto è la misura delle cose, il movimento è più importante della profondità. Un contesto chiaro ma ancora in evoluzione e aperto a tanti possibili scenari, alcuni dei quali Baricco ipotizza e le cui criticità analizza.

Oggi si tratta di ritornare alle radici di tutto e comprendere bene la prima mossa che abbiamo fatto, quella che precede e spiega tutte le altre: abbiamo dato al movimento la precedenza su tutto. Bisogna prendere la cosa alla lettera. Se fai del movimento un obbligo esteso a tutto l’esistente, te lo ritroverai a segnare ogni strato dell’esperienza, da quelli più semplici a quelli più complessi: inutile pretendere poi che tuo figlio faccia una cosa per volta, il lavoro fisso rimanga una priorità, e la verità si lasci ritrovare dove l’hai lasciata la sera prima».

Perché è un libro di gnoseologia? Perché la rivoluzione in atto ci sta portando a conoscere e misurare in maniera diversa la realtà che ci circonda con verità-veloci plasmate per nuotare nel mare del Game. Perché ancora il Game non ha completamento espresso tutte le sue potenzialità (e criticità) e lo potrà fare solo con la generazione di nativi digitali.

«Crediamo che la rivoluzione mentale sia un effetto della rivoluzione tecnologica, e invece dovremmo capire che è vero il contrario. Pensiamo che il mondo digitale sia la causa di tutto e dovremmo, al contrario, leggerlo per quello che probabilmente è, cioè un effetto: la conseguenza di una qualche rivoluzione mentale. Guardiamo la mappa alla rovescia, giuro. Bisogna girarla. Bisogna invertire quella dannata sequenza: prima la rivoluzione mentale, poi quella tecnologica. Pensiamo che i computer abbiano generato una nuova forma di intelligenza (o stupidità, chiamatela come volete): invertite la sequenza, subito: un nuovo tipo di intelligenza ha generato i computer. Che vuol dire: una certa mutazione mentale si è procurata gli strumenti adatti al suo modo di stare al mondo e lo ha fatto molto velocemente: quel che ha fatto lo chiamiamo rivoluzione digitale. Continuate a invertire la sequenza e non fermatevi».

Recensione di Antonio Giordano

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Alessandro Baricco, il gioco del presente

Con il suo nuovo libro, 'The Game', lo scrittore affronta la societa` digitale e l’uomo di domani. Senza esaltazioni ne´ toni apocalittici, ma con l’urgenza di cambiare il modo di vedere le cose, a cominciare dalla scuola. Perche´ la prossima e´lite oggi ha 12 anni, e spetta a noi lasciarla emergere.

Che cos’e` il Game? E` insieme un luogo e un tempo che stiamo gia` abitando e vivendo; non e` solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti (dal videogame Space Invaders all’iPhone), ma il risultato di un’insurrezione mentale, inarrestabile. Alessandro Baricco, nel suo nuovo saggio pubblicato per Einaudi, ci guida attraverso questo nuovo mondo con l’entusiasmo di Paperone che cerca l’oro nel Klondike e la sicumera visionaria del guru, senza dimenticare la lingua e la nai¨vete´ dello scrittore e l’umanesimo analitico del professore. Ma non della scuola di oggi, quella – dice Baricco – «va cambiata completamente».

E` gia` passato un mese dall’uscita del libro e nella mia bolla – ovvero tra le mie amicizie piu` o meno virtuali di Facebook – se ne parla molto. Facendo la doverosa premessa che abito una bolla spesso noiosamente snob che arriva dall’ex e´lite (ormai detronizzata dalle nuove regole del Game) del mondo culturale ormai sfrondata e precarizzata, devo dire che i commenti erano per la maggior parte positivi, anche chi non apprezzava il Baricco romanziere (quello dei mega bestseller Oceano Mare e Novecento) ha riconosciuto che questo libro – per citare uno dei post che ho letto – “entra nel dibattito intellettuale portando un punto di vista interessante”. Insomma, la notizia e` che Baricco e` di nuovo hype, ma quando lo incontro non ho il coraggio di dirglielo.

 

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Ci sono personaggi la cui popolarità, in positivo o negativo, sconfina oltre la reale conoscenza. Baricco è senz’altro uno di questi; mostro sacro della letteratura italiana secondo molti, insopportabile uomo-immagine autoreferenziale per altri. Spesso a prescindere, senza nemmeno averne letto riga alcuna. E così, con qualche pregiudizio ma nessuna precedente esperienza baricchiana, decido di addentrarmi nel suo mondo partendo dal fondo. Di The Game mi lascio ispirare dalla copertina, non certo dal titolo.
Con ancora nelle orecchie l’eco del pubblico elogio dei suoi romanzi, naturalmente mi ritrovo ad affrontare qualcosa che romanzo proprio non è. Un saggio forse. Un’analisi sulla rivoluzione digitale, sull’umana trasformazione mentale e posturale che ripercorre l’evoluzione calciobalilla-flipper-videogame.
Tutt’altro che facile e banale, sia chiaro. Forse il genio di quest’opera sta proprio nel contestualizzare ed interpretare in maniera puntuale e argomentata la svolta epocale generata dal web e dall’Oltremondo. Una ricerca approfondita e mai banale, talvolta illuminante, di concetti che ciascuno di noi coetanei della digitalizzazione ha in mente ma non è mai riuscito a mettere pienamente a fuoco. Una descrizione degli episodi chiave che hanno in qualche maniera sancito i passaggi epocali della trasformazione in atto.
Confidando in una lettura imparziale del fenomeno, infastidisce un po’ la sensazione (molto personale, eh…) di celebrazione assoluta degli effetti generati dalla rivoluzione digitale. Per carità, per analizzare anche l’impatto sociale della diffusione capillare del web non basterebbe forse un’enciclopedia e, probabilmente non era nelle intenzioni dell’autore. Ma se davvero la rivoluzione digitale è nata per non ripetere gli orrori di un secolo sciagurato, siamo sicuri che non ne stia generando altrettanti, soltanto più globali?
E siamo davvero sicuri che l’eliminazione di confini, élite e caste, che l’annacquamento della verità e che la democrazia totale (un po’ come il calcio totale dell’Olanda, in fondo…) generino un sistema funzionante? E’ davvero corretto mettere sullo stesso piano la casalinga di Voghera con l’esimio Prof. di immunologia? Boh, … in fondo è lo stesso processo virtuoso che permette ad un signor nessuno come me di confrontarsi (virtualmente, ça va sans dire) con il mostro sacro Baricco.
Ecco, il pregio assoluto di The Game è che offre molti spunti di riflessione. Analizza in maniera piuttosto incontrovertibile gli eventi ed i loro effetti ed apre un fronte di discussione sulle nostre capacità di adeguamento ed adattamento.
Non è un libro semplice ma è oggettivamente scritto benissimo. Serve essere interessati all’argomento e rimanere concentrati nella lettura. Solo così potrà servire da bussola per orientarsi tra le liquide verità del presente.

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Conosci l'autore

Alessandro Baricco

1958, Torino

Alessandro Baricco è uno scrittore, sceneggiatore, critico musicale e conduttore radiofonico e televisivo italiano. Si laurea in Filosofia a Torino con una tesi in Estetica e studia contemporaneamente al Conservatorio dove si diploma in pianoforte. L’amore per la musica e per la letteratura ispireranno sin dagli inizi la sua attività di saggista e narratore.Come saggista esordisce con Il genio in fuga. Due saggi sul teatro musicale di Gioacchino Rossini (Il Melangolo, 1988; Einaudi, 1997). Castelli di rabbia (Rizzoli, 1991; Universale Economica Feltrinelli, 2007), suo primo romanzo, Premio Selezione Campiello e Prix Médicis Etranger, è un’autentica rivelazione nel panorama della letteratura italiana e ottiene il consenso della critica e del pubblico....

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