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Questo romanzo di Oz rimanda ai racconti “fantastici” di Borges. Descrive un altro modo di ritornare alla terra promessa. Una scrittura ricca di simboli, con momenti di sublime bellezza nella descrizione di alcune atmosfere che appartengono all’anima e alla terra.
Uno dei primi Amos Oz, diverso dai altri, piu spazio per l'imaginazione e il surreale. Comunque bellisimo come tutte le sue opere.
Recensioni
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L’acqua e il vento sono gli elementi intangibili attraverso cui Oz costruisce la sua ricerca filosofica sul senso della guerra e della diaspora ebraica, i fili conduttori tra i sentimenti che vivono i personaggi del romanzo, nella riflessione tra male politico e male metafisico.
Tocca l’acqua, tocca il vento è il romanzo in cui Amos Oz, partendo dall’esperienza di vita nel kibbutz, si trova a sfuggire una realtà alienante alla quale non sente più di appartenere con una prosa che diventa onirica, un racconto dalle connotazioni favolistiche che strizzano l’occhio al surreale. La storia ha come protagonisti Elisha Pomerantz e sua moglie Stefa. Il primo, orologiaio e insegnante di matematica e fisica ebreo, dopo l’invasione della Polonia da parte dei tedeschi, inizierà una fuga che lo condurrà attraverso le foreste dell’Europa dell’est e nei Balcani per giungere in Palestina.
Vivendo in un kibbutz sul lago di Tiberiade, combina i lavori manuali con la ripresa degli studi delle armonie musicali e matematiche dimostrando il paradosso dell’infinito matematico. Negli stessi anni Stefa, rimasta sola in Polonia, viene deportata in Unione Sovietica per diventare una spia dell’Urss finché le sue ricerche non la porteranno a ritrovare il marito.
Recensione di Chiara Forini
A cura del Master in Editoria dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori
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