L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Promo attive (1)
Libro finalista del Premio Fiesole narrativa under 40 2023Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2023
A partire da fatti reali e racconti di famiglia, articoli di giornali, dicerie e mitologie, Maddalena Vaglio Tanet racconta una storia di possibilità e di fantasmi, di esseri viventi che inciampano in vicende più grandi di loro, e di bambini dei quali – come scriveva Simona Vinci, al suo esordio – non si sa niente, se non che sono gli unici a conoscere quanta realtà ci sia nelle fiabe, quanto amore stia nella paura, e quante sorprese restino acquattate nel bosco.
«Pensò che probabilmente avrebbe camminato fino a collassare e anche quello le stava bene, solo sarebbe durato molto più a lungo. La vista scemava, non riconosceva più bene le forme. Le parve che fosse il bosco ad andarle addosso avviluppandola in una mischia di tronchi, spini e fogliame.»
«Mi fa pensare che esiste qualcosa nell’uomo che non può rinunciare all’essere corpo, al legame profondo con la terra». - Paolo Cognetti
«Nel sorprendente romanzo d’esordio di Maddalena Vaglio Tanet, venduto già in numerosi paesi esteri, il bosco non è un labirinto in cui perdersi e perdere la propria identità per poi ricomporla, ma un rifugio accogliente in cui raccogliersi attorno al proprio dolore … Ma dal bosco è necessario tornare. E una via del ritorno, ci insegna questo libro meraviglioso, è sempre possibile». - Viola Ardone
«La disperazione, la rabbia, il dolore sono esacerbati a livello narrativo come un caleidoscopio rotto: si ampliano e si chiudono in pentimento. E qui c’è la bellezza narrativa di Tanet.» - Alessia Rapuano
Il bosco è il bosco, la montagna è la montagna, il paese è il paese e la maestra Silvia è la maestra Silvia, ma è scomparsa. In una piccola comunità agitata dal vento della Storia che investe tutta l’Italia all’inizio degli anni Settanta, Silvia, la maestra, esce di casa una mattina e invece di andare a scuola entra nel bosco. Il motivo, o forse il movente, è la morte di una sua alunna. Non la morte: il suicidio. La comunità la cerca, ma teme che sia troppo tardi, per trovarla o per salvarla, e in qualche modo che queste due morti siano una maledizione. Il paese è di montagna e le paure e i sentimenti, che pure non possono essere negati, non possono nemmeno essere nominati. Teme il paese il contagio di una violenza tutta umana e mai sopita, una violenza che dopo due guerre mondiali si è trasfusa in una guerra civile, politica. La maestra però non si trova e il paese, per continuare a vivere e convivere con il lutto e l’incertezza, si distoglie. In questa distrazione, Martino, il bambino che non è nato nel paese e nemmeno è stato accolto, tagliando per il bosco incrocia un capanno abbandonato, e nel capanno, color della muffa e dorata come il cappello di un fungo, sta la maestra. Il bambino non dice di averla trovata, e la maestra non parla. Ma il bambino torna e la maestra, in fondo, lo aspetta. A partire da fatti reali e racconti di famiglia, articoli di giornali, dicerie e mitologie, Maddalena Vaglio Tanet racconta una storia di possibilità e di fantasmi, di esseri viventi che inciampano in vicende più grandi di loro, e di bambini dei quali – come scriveva Simona Vinci, al suo esordio – non si sa niente, se non che sono gli unici a conoscere quanta realtà ci sia nelle fiabe, quanto amore stia nella paura, e quante sorprese restino acquattate nel bosco.
Proposto da Lia Levi al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione: «La storia narrata è ambientata in un paesino di montagna certo più aspro che confortevole. Un giorno la tragedia: Giovanna, una scolara di undici anni si è suicidata e Silvia, la sua maestra, è sparita senza lasciare tracce. Tutto il paese si affanna alla sua ricerca ma senza risultato. La troverà per caso Martino un bambino di città trasferito a forza, per motivi di salute, in quella zona montana. Silvia, accucciata in un capanno abbandonato nel cuore del bosco, muta, stracciata, è ridiventata creatura della terra allo stato primigenio. Sarà Martino a portarle acqua, cibo e a riuscire a farla di nuovo parlare mantenendo la promessa di non rivelare a nessuno il suo nascondiglio. Alla fine della vicenda tutto si scioglierà in un finale che, però, non risolverà del tutto i tratti misteriosi di certi inestricabili comportamenti umani. Ma l’elemento che per me è risultato vincente è stata la doppia sfaccettatura dello stile letterario con cui la Vaglio si rivela. Da un lato un linguaggio sfumato con punte di liricità, da poetessa che è, quando ci descrive una fuga nella magia e nel messaggio segreto del bosco, e dall’altro il piglio crudo e quasi crudele nel momento in cui ci presenta fatti e personaggi del cupo paese fra le montagne. Un mix davvero interessante.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Maddalena Vaglio Tanet Tornare dal bosco Tratto da una storia vera, (lo spiega dettagliatamente l’autrice nelle ultime pagine del libro) questo romanzo racconta la storia di una ragazzina suicida a 12 anni e della sua maestra che non regge il dolore ed il senso di colpa che la attanaglia e decide di fuggire. Il bosco la protegge e la distrugge lentamente, i ricordi del passato la avvolgono mentre tutto il paese la cerca. Ma c’è un bambino fragile e sensibile che conosce il suo segreto… Un romanzo delicato e coinvolgente che mette a nudo le debolezze e le fragilità di una donna frutto di una vita non sempre facile. Il lessico ricercato ed elegante fornisce una marcia in più al romanzo. In qualche punto forse la narrazione non è poi cosi fluente, ma nel complesso un bel romanzo che consiglio. Buona lettura!
Il grande dolore provato dalla protagonista la porta al limite dell'estraniamento, sul bordo di un buco nero dove solo la dolcezza e la gentilezza di un bambino la salverà. Un libro che racconta una storia in parte reale e in parte inventata nella quale ci si può identificare; ognuno può rielaborare le proprie esperienze sulla trama narrata qualsiasi sia l’epilogo personale.
Mi sarebbe piaciuto di più se l’autrice si fosse dedicata maggiormente ai personaggi della maestra e di Giovanna, che invece alla fine si perdono, restano come sullo sfondo di una vicenda dove altri diventano protagonisti (Martino e la madre, ad esempio). Comunque un romanzo interessante, anche perché basato su fatti realmente accaduti. Nota di merito alla scrittura: precisa, scorrevole, capace di evocare con nitidezza immagini, gesti e pensieri. 3,5/5.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Recensioni dal Premio BPER Banca per la migliore recensione dei libri del Premio Strega Giovani.
Alessandro Bussi, 3E Liceo classico Muratori San Carlo Modena, Prof. Stanzani Eleonora
Recensione di “Tornare dal Bosco” di Maddalena Vaglio Tanet
Tornare dal Bosco di Maddalena Vaglio Tanet vede un interessante inizio in medias res, che attira fin dal primo momento l’attenzione del lettore. Si viene catapultati in una folle corsa per il bosco, senza sapere chi si stia seguendo ma con la sola percezione di una disgrazia: la morte di una bambina. Da qui in poi è impossibile distogliere gli occhi dalla lettura. Il racconto riprende unendo flashback del passato della protagonista, la maestra Silvia, della sua studentessa morta, Giovanna, e di tutti i personaggi a cui si lega la loro storia.
Silvia, maestra severa ma con la testa tra le nuvole, che fino a quel momento aveva provato poche e sporadiche emozioni, vivendo la vita come un personaggio secondario, cade nella più profonda disperazione e sconforto quando perde Giovanna, bambina con un fisico troppo sviluppato per la sua età ed una famiglia che non la comprende. Silvia vuole morire, la morte della bambina le grava sulla coscienza: sebbene abbia tentato con tutta sé stessa di aiutarla, tutto è stato vano; riuscirà ad evitare la morte solo grazie ad un altro bambino, un torinese di nome Martino, appena trasferitosi e che a poco a poco imparerà ad apprezzare la sua nuova casa, che trova la maestra nascosta nel bosco e le procura del cibo. Quella decisione di non morire tuttavia la porta a dover fare i conti con sé stessa, con il suo passato e con il suo presente.
Questo splendido racconto di formazione, con un inizio degno di un thriller, vede la caratterizzazione di molteplici personaggi in modo obiettivo e veritiero, permettendo al lettore di riconoscere parti di sé o di amici in ognuno dei personaggi. La narrazione è gradevole e scorrevole, ricca di avvincenti dialoghi. Proprio i dialoghi insieme al tessuto linguistico sono ciò che più ho apprezzato dell’opera: lo stile colloquiale, a tratti persino gergale, è perfettamente in linea con la storia e la dimensione di un paesino montano sulle alpi piemontesi. Incredibilmente piacevole è come lo stile dell’intera narrazione vari in modo appena percettibile a seconda di quale sia il personaggio di cui si sta parlando: pur non stravolgendo lo stile della narrazione, si percepisce un inaspettato tocco che marca ancor di più la distinzione tra personaggi non solo nei dialoghi, ma persino delle sequenze narrative e descrittive.
La partecipazione emotiva e il coinvolgimento nel dipanarsi delle vicende ha fatto sì che ogni personaggio mi abbia lasciato un insegnamento utile per la mia vita, persino i personaggi secondari o le mere comparse. Ogni informazione riportata dalla scrittrice è uno splendido scorcio di vita quotidiana e personalità più che credibili. Pensare che l’intera storia sia tratta da fatti realmente accaduti rende la narrazione ancora più emozionante e gli insegnamenti ancora più cari e importanti.
Recensioni dal Premio BPER Banca per la migliore recensione dei libri del Premio Strega Giovani.
Recensione di Filomena Pesce
Scuola di appartenenza: Liceo classico annesso al Convitto Nazionale Giordano Bruno di Maddaloni (CE)
Classe: IVD
Insegnante referente: Carfora Antonella
La maestra entrò nel bosco e iniziò a passeggiare in bilico tra la vita e la morte. Iniziò a percorrere un sentiero nuovo, era sulle tracce di un presente che le stava pian piano scappando via e un passato che le si ripresentava nella mente con troppa veemenza. Ad ogni passo, il cuore le calava sempre più a terra. La maestra entrò nel bosco, “il luogo del pericolo e del divieto, il posto antico e carnivoro dove vive il lupo, dove i bambini si smarriscono e vengono abbandonati, incontrano l’orco e la strega” (pagina 90), ma non era effettivamente lì. La maestra, che era e non era lei, era ancora in collegio, ancora una bambina che cerca i funghi con il cugino Anselmo, che fa marachelle e che sfugge all’occupazione fascista. La maestra si ricordò di essere Silvia solo quando il suo sguardo incrociò quello del piccolo ma coraggioso Martino, capitato lì vicino al capanno quasi per sbaglio.
Il romanzo di Maddalena Vaglio Tanet “Tornare dal bosco” non è come gli altri libri che ho letto. I ruoli qui si invertono. I bimbi muoiono, si tolgono la vita all’età di soli undici anni. I bimbi sono anche eroi, che risvegliano gli adulti che si abbandonano a sogni di solitudine e sofferenza. Le maestre ritornano scolare e gli alunni insegnano loro che soffrire per la mancanza di chi non c’è più è normale, è una clausola che ci impegniamo a rispettare nel momento stesso in cui nasciamo. Non ci si deve nascondere, né dagli altri, né da se stessi o cadere preda dei nostri stessi sensi di colpa. Di fronte a determinate tragedie, come il suicidio di una giovanissima a volte è inutile cercare un responsabile, si finisce per naufragare in un mare di “se” e di “ma”.
La scrittrice ha uno stile inconfondibile, una penna elegante quasi d’altri tempi. La Tanet sembra quasi accarezzare gli aspetti più intimi dell’anima di Silvia, invitando il lettore a scoprirne i limiti, i segreti più imbarazzanti. Seguendo i pensieri contorti di Silvia, la maestra quasi perfetta che si sente parzialmente colpevole per il suicidio di una sua alunna, il lettore rimane stregato, quasi sempre con il cuore in gola… perché sempre è viva durante la narrazione l’eventualità che Silvia si tolga la vita.
E quando ci sembra di esserne sopraffatti, possiamo ritrovare il respiro nel leggere ciò che ha da dirci Martino, il mio personaggio preferito… un bimbo che è stato strappato alla sua Torino per via dell’asma e che ora abita in quel paesino, dove tutto sembra andare storto, dove tutto è rovesciato. Martino ha trovato la maestra, diventa suo amico, ma quel segreto pian piano lo soffoca. Avrebbe dovuto raccontare forse sin da subito tutto al paese, sarebbe divenuto un eroe anche agli occhi di Giulia, la bambina di cui si è innamorato. Alla fine va tutto per il meglio e diventa lo stesso un eroe. Anche la maestra, ritrovata se stessa, si decide a ritornare a casa.
Ma ora, tornata dal bosco, casa è diversa.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore