L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
“A little learning makes the whole world kin” (Proverbi, XXXII,7). Il sapere, la conoscenza di qualcosa come il mondo – sembra limpidamente suggerire l’autore in apertura del racconto della sua visita al castello di Heidelberg – affratella fortemente, rende le persone simili, crea consociazioni, quasi che qui operasse la mano ben attenta di un giardiniere. Così accade quando si vive in un luogo comune, in una famiglia o si leggono gli stessi libri. Vagando in terre straniere Twain teneva costantemente un taccuino con sé, dove annotava tutto ciò che attirava la sua attenzione. Trattandosi di paesaggi, città, opere d’arte e costumi, modi di vivere differenti da quelli americani di fine Ottocento, lo scrittore ebbe l’opportunità di raccogliere una grande mole di osservazioni e appunti. Ma, se questo fosse possibile e metaforicamente lo è, il paesaggio più singolare che Twain descrive è incluso proprio nello scritto linguistico annesso a questo resoconto di viaggio e cui mi sono riferito frettolosamente sopra. Si tratta del suo tentativo di imparare il tedesco, sfociato in un linguaggio tanto singolare: “very rare”, “possibly a «unique»”, che, sentendolo parlare, il custode del castello di Heidelberg pensò di inserirlo nel museo. A sua discolpa Twain chiama in causa l’asistematicità del tedesco: “there is not another language that is so slipshod and systemless”, e la sua sfuggevolezza: “and so slippery and elusive to the grasp”. Per cui, dando retta ai suoi studi filologici, ebbe la convinzione che “un uomo ben dotato intellettualmente (se escludiamo l’ortografia e la pronuncia) impara l’inglese in 30 ore, il francese in 30 giorni e il tedesco in 30 anni”. Le pagine di Twain, formulate nel suo viaggio in Germania del 1878, sono ricche di humour, enucleano le bizzarrie del tedesco, le sue «Absonderlichkeiten»: parole chilometriche, frasi nelle quali il verbo finale giunge dopo un quarto d’ora con un effetto monumentale e straniante, improbabili costruzioni fraseologiche.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore