L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (1)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Romanzo coinvolgente e scritto molto bene. Edito da una casa editrice di nicchia e per una collana di nicchia, meriterebbe ben altra visibilità e diffusione. Carlo Miccio riavvolge il filo della sua esistenza, dall’infanzia sino alla maturità, ponendo al centro del racconto, vera e propria fiaccola narrativa, il rapporto con un padre affetto da disturbo bipolare e gli effetti devastanti (descritti, però, in maniera sempre leggera) sulla sua famiglia. Eppure questo non è solo un romanzo sulla difficile condizione dei figli di persone con disturbi mentali. È tanto altro e raccoglie tanto altro, a partire dalla rievocazione della Sicilia di cinquant’anni fa, conosciuta dal protagonista Marcello (alter ego dell’autore) in occasione del viaggio fatto da bambino assieme al padre per andare a trovare dei parenti. E, assieme a questa, ci sono l’intrecciarsi lieve e nostalgico delle memorie infantili, i lunghi excursus sul calcio di allora (tratteggiati sempre con grande passione e dovizia di particolari) e le riflessioni sull’essenza del “pericolo comunista” che in quell’anno, il 1975, sembrava essere diventato tangibile come non mai dopo l’affermazione del PCI nelle elezioni regionali. La seconda parte del romanzo segue più da vicino la tumultuosa evoluzione del disturbo del padre, che lo catapulta, in un perenne ciclo di rinascite e ricadute, in una serie di ricoveri (a volte volontari, a volte forzosi), senza che lui prenda mai vera coscienza della malattia che lo affligge (apprenderà quella definizione clinica, disturbo bipolare, solo da anziano). Alla vicenda del padre si intrecciano le disavventure del figlio, e il tutto viene ancora una volta tenuto insieme dal leitmotiv del calcio, da cui nasce anche il titolo del romanzo. Insomma, un libro da leggere. Mai banale e scontato, ricco di spunti, tragico e divertente al tempo stesso e, soprattutto, sorretto da uno stile fresco, vivace, sospeso a metà tra il pungente, il tenero e il dissacrante. Consigliatissimo.
Non c'è colpa nel soffrire di disturbo bipolare, l'alternanza tra depressione e esaltazione dipende da un'alterazione chimica. Il padre di Marcello, dopo averne sofferto per una vita intera, lo scopre solo a 76 anni: la sua non è altro che una malattia. E' una scena toccante, una delle più belle del romanzo: il suo candore, lo stupore di fronte a quella scoperta tardiva, una rivelazione che lo porta - nel momento in cui meno dovrebbe - a chiedere scusa al figlio per averlo fatto soffrire così tanto. Non c'è colpa, così come non ce n'è a sbagliare un rigore. Ma che ne sa la gente. La gente che pensa solo a sé stessa e non ha il minimo senso di comunità, di collettivo; quello del Comunismo, quello del calcio totale dell'Olanda di Cruyff. Un gran romanzo, questo di Carlo Miccio, che riesce a riesce a raccontare la storia di una follia con uno stile lucidissimo, senza alcuna retorica. Con una verità che spiazza e che ti trascina nelle pagine, o meglio nelle vite, di questi personaggi finiti loro malagrado in fuorigioco.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore