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«Gran parte dell'efficacia di Tre orfani si deve alla lingua, distillato allucinogeno di eleganza, ricercatezza e stordimento, ineguagliabile sia per effetti che per esclusività» - Nicola H. Cosentino, la Lettura
È l'alba di un giorno nuovo. Per il protagonista di questo racconto - così come per il suo autore - è la data che segna il cinquantesimo compleanno. Confinato nel suo appartamento, l'io narrante si trova a fare i conti con i propri fantasmi letterari, che hanno la familiarità di coinquilini ma i gesti insondabili del destino.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Sono trenta pagine, quindi non è nemmeno un racconto lungo. Mi piace quando scrive che lui ha cinquant'anni, è importante per chiunque avere cinquant'anni e l'autore qui sente il dovere di celebrare il riferimento a se stesso in modo adeguato. Sono d'accordo con lui, bisogna autocelebrarsi, perché nessuno lo farà al nostro posto.
Una scrittura estremamemente di maniera per un autore in crisi. Troppo di maniera, senza esserne all'altezza, non ha temi non ha esistenza e non ha nemmeno il dolore dell'inesistenza. Ha la recita di questi anni: appartiene a questo mondo fashion. Ma non si intravvede talento. Autoreferenziale fino all'eccesso. Come ha detto lui stesso a una sua presentazione disprezzando tutta la letteratura mediocre - tra questa anche quella di Lagioia, Valerio, Pincio, Ciabatti, minimum fax e poteri vari ai quali però anche lui appartiene - con questo atto programmatico desidera mettersi al tavolo della Grande Letteratura, ma sembra solo farne il verso. Non ce la fa. Peccato la sua sia solo una recita. Ha ragione Cordelli.
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