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Anno edizione: 2013
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Un primo viaggio nel nulla ha come meta il vuoto interiore della protagonista, impulsiva e incostante, dove più per pigrizia cronica che per disagio esistenziale troviamo folle incongruenza ed egoismo sconfinato. Alberta si trasforma, sfruttando la sua sensualità con abile opportunismo, da ragazza rivoluzionaria e comunista, a donna sposata borghese e ricca. Si rifiuta di lavorare, grazie al marito che la mantiene, si nutre di menzogne, alcol e lussuria per combattere la noia degli agi. Il secondo viaggio lo facciamo con Flavio, ma in questo caso il nulla è proprio lui, zero come dignità di marito e zero come padre, incapace di frenare il disturbo narcisistico di personalità che la moglie scarica sulla sventurata figlia. Ci si sarebbe aspettati un finale con un drammatico confronto dialettico tra i coniugi dopo le bassezze perpetuate dalla consorte, niente di tutto questo, il romanzo esordisce già con il finale, grigio e senza alcun cambiamento da parte di lei, anzi le vittime di Alberta sono diventate due, al marito si aggiunge la figlia. L'autrice con uno stile narrativo originale e coinvolgente riesce tuttavia, a mio giudizio, a cogliere degli aspetti, contradditori e nevrotici, di alcuni soggetti, con i quali quotidianamente ci confrontiamo, inducendoci ad alcune riflessioni su delle loro scelte che, a prima vista, ci apparirebbero incomprensibili.
Veronica Raimo è spudoratamente brava, firma un romanzo ottocentesco di assoluta perfezione formale, con una calibrata struttura circolare al cui centro c'è una Bovary del ventesimo secolo. Grande stile per una piccola ma significativa storia borghese che racconta molto dell'amore e relativi malintesi. Memorabile e beffardo l'epilogo (sulla scelta del nome della filgia della protagonista, intendo).
Recensioni
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