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Anno edizione: 2023
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Ho letto tutta l'opera di Adriana Zarri. Questo libretto aggiunge ben poco alla sua testimonianza. Le domande dell'intervistatore sono cariche di citazioni e talora evidenziano il proprio pensiero personale che al lettore, con tutto il rispetto, può non interessare nello specifico, a fronte delle brevi risposte della teologa già provata dagli anni e dalla condizione di sofferenza. In ogni caso va apprezzato l'intento di questa operazione editoriale che poteva però essere meglio condotta.
L'ultima intervista concessa da Adriana Zarri, novantunenne, quando era già molto ammalata e costretta a letto da due anni, è un difficoltoso ribadire sue tesi rese note in molti anni di militanza pubblicistica e di fede, e nei suoi libri di successo. La donna monaco, come amava definirsi e essere definita, risponde in maniera scarna e tranquilla, senza più la vis polemica che la caratterizzava in passato, alle domande di Domenico Budaci. Domande incalzanti e articolate, ricche di citazioni, che senz'altro finiscono per illustrare più le tesi dell'intervistatore di quelle dell'intervistata, di cui tuttavia rimangono sulla pagine alcune illuminanti, quasi gnomiche sentenze. "Tutto ciò che ci succede ha un senso, un fondamento positivo, "Dio è più grande del nostro cuore", "Quando chiediamo ci è sempre dato, anche se non ci è dato quello che a noi sembra la cosa giusta", "Pregare è chiedere il regno", "Poesia e preghiera vanno insieme. La poesia è il tentativo di cercare un senso ulteriore alle cose", "La nosta cultura è del fare, non dell'accoglienza. Fare,fare,fare... e invece c'è un lasciar fare". Improvvisamente Adriana Zarri si anima quando parla della bellezza della natura ("La bellezza è dappertutto"), dei suoi amici animali e dell'amatissima gatta, per cui spera in una resurrezione quale quella riservata agli esseri umani. E non crede nelle condanne ecclesiastiche: "Forse bisognerebbe chiedersi cos'è l'eresia...probabilmente è una verità impazzita, ma c'è più verità che errore nell'eresia". Insomma, "tutto è grazia", come scriveva Bernanos, di tutto bisogna avere consapevolezza e riconoscenza. Il libro si conclude con una breve intervista a Mons. Bettazzi, Vescovo di Ivrea e caro amico della Zarri, che si sofferma particolarmente sui concetti di laicità,di povertà e di dialogo, e mette in guardia la gerarchia cattolica dalle blandizie della politica.
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