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Il romanzo di Luca Raimondi "Tutto quell'amore disperso" è la storia di un mancato incontro tra il protagonista Carlo Piras e una giovane studentessa: Sofia. Il personaggio maschile che rappresenta l'alter ego dell'autore descrive il malessere che lo attanaglia negli anni forse più difficili di un essere umano: l'ingresso nell'universo degli adulti e nello specifico il disorientamento che colpisce l'adolescente che da una piccola cittadina di provincia come Siracusa si trasferisce a Catania per studiare all'Università lasciandosi dietro la classica "campana di vetro" costruita dalla famiglia. Lo scrittore si serve di un linguaggio insolente e trasgressivo, con termini volutamente osceni, per esprimere la rabbia, la stizza di chi teme che i propri ideali possano fallire. Sul romanzo aleggia l'influenza dei "giovani arrabbiati" inglesi della metà del secolo scorso e della Beat Generation americana che rivendicano la libertà sessuale, l'amore per la musica rock ed il cinema; la possibilità di vivere una vita senza regole nè limiti, per dirla alla Vasco Rossi "spericolata": fumo, alcol, sesso e droga. Ragazze combattute tra la morale bigotta provinciale e il desiderio di abbandonarsi a squallide avventure. La lettera mai spedita di Carlo del capitolo 13 equivale ad una dolorosa riflessione finale; si tratta di una sorta di catarsi per mettere ordine nei suoi pensieri. La sofferenza lo modella, smussa le asperità caratteriali e scompaiono in parte gli atteggiamenti arroganti che tanto hanno fatto soffrire colei che invano ripeteva "dammi del tempo".
"Cara Sofia, l'assurda domanda che vorrei rivolgerti, in questo torrido mezzogiorno dell'estate 1998, è la seguente: che ne abbiamo fatto del nostro avvenire?" Già protagonista del precedente romanzo di Luca Raimondi ("Se avessi previsto tutto questo"), torna Carlo Piras, figlio unico un po' viziato, fragile, confuso, sempre sospeso tra la sua città di origine, Siracusa, e la vita universitaria nella Catania di fine millennio. Carlo si fidanza per pochi mesi con la taciturna Sofia ma, in un impeto di presunzione, la molla per inseguire altre improbabili e tragicomiche vicissitudini sentimentali. Si accorge, con grave ritardo, di aver compiuto un errore madornale: rimediare non sarà facile. Infarcito di innumerevoli citazioni musicali relative agli anni '90, "Tutto quell'amore disperso" è il lungo autodafé di un personaggio che si dibatte tra ragione e sentimento per costruire la propria identità e scoprire la propria capacità di amare; ma è anche il ritratto di una generazione di aspiranti filosofi, ragazze complicate, professori crudeli, gruppi rock falliti, compagnie teatrali dilettantesche, cinefili impegnati in cortometraggi pretenziosi, gruppi di studio male assortiti, attivisti di Rifondazione Comunista.
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