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Anno edizione: 2012
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Il titolo prometteva bene e l'idea di fondo non sarebbe stata male, ma non si può parlare di Catullo e mischiare episodi del Satyricon di Petronio a citazioni di Dante, inoltre non credo che ai tempi di Catullo esistesse la parola "gaffeur" (pag.73)! Risultato: a pagina 93 ho abbandonato la lettura
"L'Ultima estate di Catullo" di Alessandro Banda è un testo che a me è parso davvero bello. Tratta dei grandi temi eterni, amore e amicizia, in modo assai poetico e, nel contempo, rende tutti i toni, che sono varii, della poesia di Catullo, ma senza essere saccente né vanamente erudito. Monica
Scrivere romanzi sull'antichità è impresa difficilissima (non a caso, pochissimi ci sono riusciti); c'è sempre il rischio di far parlare, agire e pensare i personaggi come uomini del nostro tempo e non del loro. Le scelte sono due: o si rappresenta il personaggio facendone astrazione ed elevandolo a figura astorica oppure si cerca una via mimetico-realistica. Entrambe le possibilità non sono esenti da pericoli. Spinto da uno sconfinato amore per Catullo e da una positiva recensione letta sul Corriere, mi sono precipitato sul romanzo di Banda, rimanendone però deluso. Ci sono delle pagine suggestive (per esempio, l'incontro tra Catullo e Cesare oppure la figura di Valerio Catone, specialmente quando parla della poesia), ma il resto sembra più compendio di letteratura latina, di cui si parafrasano diverse opere (passi del De rerum natura dedicati all'amore, il Petronio della cena di Trimalchione e della Matrona di Efeso, il mito di Orfeo e Euridice, l'Orazio della Satira 5), non si capisce bene se esigenze di realismo o per sfoggio di cultura. Anche la scrittura ha un che di scolastico, un temino ben fatto, ma senza passione (e trattandosi di Catullo non è un dettaglio). Ne è uscito un Catullo, se posso permettermi, un po' liceale (con tutto il rispetto per i liceali, s'intende). Tutto sommato, un'occasione persa.
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