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Anno edizione: 2019
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Avvincente come un giallo, un racconto che lascia intatto il mistero della scomparsa di Caffè svelandone in parte il lato privato e chiarendo il ruolo di questo gigante dell'economia, appassionato docente, nella storia e nella società italiana. Le grandi delusioni di una vicenda che ha il sapore amaro di un'occasione perduta per l'Italia e per tutti noi. Alla fine, rimane il dubbio se il paese in cui ha vissuto Caffè sia scomparso con lui o se sia sempre lo stesso.
Rea parte dalla coda riavvolgendo il nastro, e si concentra all’inizio sulle ipotesi riguardanti la misteriosa sparizione del grande economista e poi soffermandosi sulla lezione di commiato dall’insegnamento universitario tenuta da Caffè e la festa affettuosa che nell’occasione gli venne tributata da studenti e colleghi. Dopo questo passaggio a ritroso la bobina torna a dipanarsi cronologicamente toccando dapprima l’infanzia e poi la giovinezza nella Resistenza, le esperienze nel governo Parri e le riflessioni sul ruolo primario dello Stato quale regolatore dell’economia, elaborazioni svolte in solitudine e in seguito nella équipe dei neokeynesiani. Studioso sempre ascoltato con attenzione e deferenza in Bankitalia, all’Università e nel mondo sindacale, rimase colpito in maniera devastante dall’uccisione dell’amico Ezio Tarantelli da parte delle BR, tragedia che – adombra l’Autore – fu uno dei motivi per i quali lo studioso scomparve senza lasciare traccia. Aiutato dalle testimonianze di familiari, amici e colleghi – fra questi ultimi Paolo Leon, Giorgio Ruffolo, Paolo Sylos Labini – Rea delinea con passione e umanità la figura di un uomo sopraffatto nei suoi ultimi giorni dall’amarezza e dalla disperazione ma che nel corso di tutta la sua vita fu sobrio, metodico, riservato, colto, rigoroso, capace di propugnare tesi eretiche e di avere intuizioni premonitrici. Altra epoca, altra sensibilità, altra serietà intellettuale, a confronto con il mondo di oggi superficiale e sguaiato.
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