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Ultimo discorso alla Società proustiana di Barcellona accompagna vent’anni di scrittura romanzesca e disegna una sorta di autobiografia nomade dell’autore di Bussola, Premio Goncourt 2015.
«In questo libro c'è tutta la vita di Enard. E c'è tutta la scrittura di un uomo che per decenni non ha fatto altro che viaggiare senza trovare pace con il nonsenso del mondo» - Andrea Marcolongo, Tuttolibri
«Enard non è certo un guerrafondaio. Pure, nei suoi libri, la violenza della guerra è un tema centrale. Lo è anche in queste poesie, dove torna a più riprese la figura del poeta armato, capace di maneggiare bene tanto le armi quanto "il calamaio". Questo basta a capire che non è la violenza in sé a interessare Enard ma la violenza collettiva che prende una forma anche culturale con la guerra». - Matteo Giancotti, La Lettura
Attraverso questa raccolta di vagabondaggi, Mathias Énard traccia la sconfinata mappa della sua scrittura e della sua geografia interiore. Da Beirut a Sarajevo, dalla Russia al Tagikistan fino alla Spagna, l’autore di Bussola ci offre schegge di racconti esplosi, folgoranti, talvolta sensuali, spesso imprevedibili. Nutrito dai rumori soffocati della guerra e del caos planetario, questo Ultimo discorso ci fa sentire l’eco lontana del conflitto in Libano, ci mette sulle tracce divenute sempre più sfuggenti del genocidio ebreo in Polonia, ci consente di percepire la spettrale presenza degli scontri che hanno lacerato i Balcani, ci conduce nelle pianure russe prima di lasciarci ai piedi dell’ultimo letto di Proust, per un ultimo immobile viaggio. Attraversando forme letterarie classiche e moderne con la stessa attitudine di un esploratore, Mathias Énard percorre prosa, lasse poetiche, versi rimati e ci restituisce poesie il cui stile, avventuroso e poliglotta, ricorda Blaise Cendrars, François Villon o Federico García Lorca per la loro brutale semplicità e la loro evidenza poetica.L'articolo è stato aggiunto al carrello
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