Un ragazzo. Un boa reale. Un gatto capriccioso. Una famiglia, due paesi. I frammenti di un cuore spezzato. «Con realismo sensuale, Statovci affronta i grandi temi del romanzo di formazione.» - il Venerdì di Repubblica
«Nel romanzo non troviamo né giudizi né interpretazioni. Troviamo delle vite e dei simboli, come il gatto e il serpente, che Statovci riesce ad arricchire di significati, per costruire la sua mitologia basata sulla triade "immigrato-omosessuale-finlandese". Non c'è nessun bisogno di capire, o di darsi spiegazioni. È pura poesia. Statovci riesce a combinare felicemente diversi stili letterari, raccontando e mostrando le situazioni, gli avvenimenti, le psicologie. E seguendo una ricostruzione realistica degli avvenimenti, questo romanzo improvvisamente precipita il lettore in un mondo di visioni oniriche e affascinanti. È un modo di scrivere, quello di Statovci, che non si impara. O si è capaci, oppure no.» - Motivazione della giuria per l'assegnazione del Premio Helsingin Sanomat Literature
«La diversità è un peso», mi disse, scoraggiato. «La gente non fa altro che osservare me e te. E stupirsi. Guardano me e te e si stupiscono! Dapprima ci si prova a sembrare come gli altri, e quando non funziona, allora ci si sforza di inventare le battute più insulse, tentando di nascondere la propria diversità con l'umorismo. Poi, quando le battute non bastano più, si passa alle menzogne. E quando nemmeno queste sono d'aiuto, è tempo di fare i bagagli e cambiare aria.»
Siamo negli anni Ottanta del XX secolo, nella Jugoslavia più arretrata. Una giovane donna musulmana è costretta seguendo riti familiari antichi e feroci a sposare un uomo che praticamente non ha mai visto prima. Nonostante questo, si sforza di essere una buona moglie, ma la vita non fa che metterla di fronte a delusioni e amarezze. Allo scoppio della guerra, lei, il marito, i figli, decidono di fuggire. Verso il Nord Europa. Suo figlio crescerà in Finlandia, un paese freddo e livido, dove ci si aspetta che gli immigrati accettino con entusiasmo l'ospitalità che viene loro così generosamente offerta. È difficile crescere così: strutturalmente emarginati, fisiologicamente subordinati. E se oltre a essere immigrati si è anche omosessuali, le cose peggiorano, e il disagio esistenziale scava l'anima. Per questo il protagonista del romanzo si circonda di figure simboliche, surreali ma profondamente vere: un enorme serpente, e soprattutto un gatto sprezzante e beffardo, che lo condurrà di nuovo in Kosovo, dove tutto era iniziato. Un ragazzo. Un boa reale. Un gatto capriccioso. Una famiglia, due paesi. I frammenti di un cuore spezzato. Uscito in Finlandia nel 2014, L'ultimo parallelo dell'anima si sta affermando in tutta Europa come il romanzo rivelazione di un grande talento, che racconta con una prosa immaginifica ed elegante la ricerca di un'identità nell'Europa multietnica di oggi, e i profondi conflitti interiori di un giovane, brillante immigrato, omosessuale, con un passato confuso e un futuro incerto. Siamo negli anni Ottanta del XX secolo, nella Jugoslavia più arretrata. Una giovane donna musulmana è costretta – seguendo riti familiari antichi e feroci – a sposare un uomo che praticamente non ha mai visto prima. Nonostante questo, si sforza di essere una buona moglie, ma la vita non fa che metterla di fronte a delusioni e amarezze. Allo scoppio della guerra, lei, il marito, i figli, decidono di fuggire. Verso il Nord Europa. Suo figlio crescerà in Finlandia, un paese freddo e livido, dove ci si aspetta che gli immigrati accettino con entusiasmo l'ospitalità che viene loro così generosamente offerta. È difficile crescere così: strutturalmente emarginati, fisiologicamente subordinati. E se oltre a essere immigrati si è anche omosessuali, le cose peggiorano, e il disagio esistenziale scava l'anima. Per questo il protagonista del romanzo si circonda di figure simboliche, surreali ma profondamente vere: un enorme serpente, e soprattutto un gatto sprezzante e beffardo, che lo condurrà di nuovo in Kosovo, dove tutto era iniziato.
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