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Anno edizione: 2021
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«I miei brevi racconti non parlano di primavere silenziose, di alberi rinsecchiti, di morte per cancro, ma di cose che ancora si possono godere purché si abbia desiderio di vita, volontà di camminare e pazienza di osservare.»
«Amo gli scrittori di arie aperte, Cervantes, Conrad, London. Mario Rigoni Stern è iscritto a questo mio albo personale» – Erri De Luca
«Vorrei che tutti potessero ascoltare il canto delle coturnici al sorgere del sole, vedere i caprioli sui pascoli in primavera, i larici arrossati dall'autunno sui cigli delle rocce, il guizzare dei pesci tra le acque chiare dei torrenti e le api raccogliere il nettare dai ciliegi in fiore. In questi racconti scrivo di luoghi paesani, di ambienti naturali ancora vivibili, di quei meravigliosi insetti sociali che sono le api, ma anche di lavori antichi che lentamente e inesorabilmente stanno scomparendo. Almeno qui, nel mondo occidentale. Nella prima parte leggerete ricordi di tempi assai tristi, quando da giovani, ci trovammo coinvolti in quella che dalla storia viene definita "Seconda guerra mondiale". Leggendo piú avanti troverete anche storie di animali selvatici e di uomini che vivevano e qualcuno ancora vive in un ambiente sempre piú difficile da conservare. I miei brevi racconti non parlano di primavere silenziose, di alberi rinsecchiti, di morte per cancro, ma di cose che ancora si possono godere purché si abbia desiderio di vita, volontà di camminare e pazienza di osservare.» (Mario Rigoni Stern) Cronologia della vita e delle opere a cura di Giuseppe Mendicino.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una raccolta di racconti perfetta da leggere in primavera, adatta ad essere accolta in inverno ma confortante tutto l’anno. Se si è alla ricerca dell’essenza più vera della Natura non si sbaglia scegliendo un testo di Rigoni Stern. Lui è come un’enciclopedia… una saggezza dal sapore più antico e sempre più rara. È un lento cullare, tra poesia e prosa della Natura. Racconti da focolare che inducono a maturare e a ritrovare quel contatto con la flora e la fauna sempre più perduto. Lo si legge lasciandosi andare a sensazioni pacifiche, alla quiete e al silenzio o semplicemente al rilassamento dei nostri sensi in modo da far riaffiorare ricordi passati accompagnati da suoni, odori e rumori. I racconti sono raggruppati i tre “gruppi”; nel primo ci sono i ricordi più tristi (uomini) quelli che nascondo dall’esperienza dell’autore della Seconda Guerra Mondiale, nel secondo il protagonista indiscusso è il bosco con i suoi animali ma anche con la presenza, meno gradita per me, dei cacciatori; nel terzo (api) le cronache riguardano principalmente In questo volume Rigoni Stern appare più arrabbiato nei confronti del genere umano e del progresso. Sicuramente qui è meno tollerante ad accettare scuse o giustificativi dell’ ignoranza evolutiva umana. Il monito verso l’accanimento nei confronti degli insetti (pag 119) è da leggere… ognuno di noi io per prima perché bisogna sempre imparare da chi ne sa più di noi ed in questo Mario ❤️ (stavolta mi concedo di chiamarlo per nome) è un maestro. Non nascondo che questa volta mi ha trasmesso un po’ di tristezza e non c’è positivismo che tenga di fronte a queste sue parole.
Ogni volta che apro un libro scritto da Mario Rigoni Stern avverto una sensazione del tutto particolare che appare già dalle prime righe e che mi accompagna per tutta la lettura; infatti mi sembra di entrare in un altro ambiente, in una camera rischiarata solo dal fuoco di un camino, e c’è lui, Mario Rigoni Stern, che, ravvivata la fiamma con nuovi ciocchi, mi invita a sedere e comincia a raccontare, con un tono pacato, e una voce calda. E immediato è il senso di serenità che mi pervade, un appagamento dell’anima, una pace interiore, rara e infinitamente preziosa. E’ accaduto anche per questa raccolta di racconti, in cui i temi preponderanti sono quelli della natura vista con gli occhi di chi ha nei suoi confronti un profondo rispetto e così protagonisti sono diversi animali, dal gufo delle nevi al fagiano di monte, dal picchio rosso alle volpi, per non parlare delle api, per le quali l’autore ha una vera e propria venerazione. Se si parla di animali si finisce poi con il parlare di caccia, una caccia d’altri tempi, una sfida fra predatore e preda sostanzialmente su un piano di parità, sempre nell’ottica del più profondo rispetto per la natura. Non mancano poi prose su alcuni tipici lavori in montagna, da quello praticato dai cavatori di marmo rosso a quello dei carbonai, attività che oggi, non tutte, ma quasi, sono scomparse, e quindi la narrazione di Rigoni Stern è un prezioso contributo di carattere storico, è una testimonianza per il futuro al fine di poter conoscere tutto quanto rappresenta le nostre radici. Dispiace poi, arrivati all’ultima pagina, non poter continuare, ma la figura di Mario Rigoni Stern, che magicamente immagino visto che il fuoco si è spento, si alza e mi saluta, ma non è un addio, è un radioso arrivederci a domani, foriero di altre stupende narrazioni.
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