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Il segreto più grande di Stieg Larsson è rimasto chiuso per un decennio in venti scatole abbandonate. Oggi il giornalista Jan Stocklassa, grazie al permesso esclusivo di aprire quei venti scatoloni sigillati, riporta in vita l'ultima indagine di Larsson, un puzzle di affascinante complessità, il vero ultimo giallo dell'autore.
«È un libro d'inchiesta che si legge a tratti come un thriller o come un'opera di new journalism» - Daniele Castellani Perelli, Il Venerdì
Il segreto più grande di Stieg Larsson è rimasto chiuso per un decennio in venti scatole abbandonate in un deposito. Nel 2004, la morte improvvisa del geniale autore svedese ha interrotto anche quella che doveva essere l'inchiesta della sua vita. Perché prima di essere un grande narratore, Larsson è stato un giornalista, un investigatore che aveva scelto i movimenti di estrema destra come cuore delle proprie ricerche e che – dalla sera dell'omicidio del primo ministro svedese Olof Palme, il 28 febbraio 1986 – iniziò a intuire un micidiale teorema di connessioni. «Uno dei delitti più sconvolgenti di cui io abbia mai avuto l'ingrato compito di occuparmi» arrivò a dichiarare. Oggi il giornalista Jan Stocklassa, grazie al permesso esclusivo di aprire i venti scatoloni sigillati, riporta in vita l'ultima indagine di Larsson, un puzzle di affascinante complessità, il vero ultimo giallo dell'autore. L'omicidio di Olof Palme fu un evento di portata internazionale; l'uomo che sfidò a viso aperto l'apartheid del Sudafrica fu ucciso mentre rientrava a casa con la moglie dal cinema. Stoccolma, la capitale della civilissima Svezia, si tinse di rosso e il nero della matrice politica del delitto impregnò le sue strade. Un intrigo che rimane alle fondamenta della trilogia «Millennium».
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