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Massimo Recalcati rappresenta, senza dubbio, uno degli psicoanalisti, nonchè autori e pansatori più conosciuto e interessanti dei giorni nostri. L'Uomo senza inconscio è stato il libro che me lo ha fatto conoscere e che me ne ha fatto innamorare. Una lettura non scontata, profonda, che ti pone parecchi interrogativi. Leggere questo libro credo sia importante per chi si approccia alla psicologia, alla psicoanalisi, o per chi vuole soltanto conoscere il campo con uno sguardo clinico-sociale, che prescinde da etichette diagnostiche fini a se stesse. Credo, in più, che questo libro possa essere un valido strumento se ci si vuole approcciare al pensiero di Lacan, maestro al quale Recalcati si rifà. Buona splendida lettura!
Il nostro tempo è il tempo nel quale il deserto cresce. L'uomo senza inconscio sarebbe ridotto all'efficienza della macchina, dominato dalla cultura della prestazione, privo di desiderio, desiderio che è un movimento insistente di apertura verso l'Altro.
Gli uomini e le donne ipermoderni non possono essere accusati di non dare ascolto al loro inconscio perché con ogni probabilità, e evidenza clinica, un inconscio non ce l’hanno più: non c’è più spazio per accogliere dentro di sé un rimosso che ritornerà per denunciarti e ricordarti le mancanze a cui non vuoi dare ascolto, siamo troppo strapieni di oggetti che ci hanno fatto desiderare per poi desiderarne subito degli altri per soffermarci a capire cosa avremmo potuto desiderare, per cosa avremmo potuto patire la mancanza, cosa ci avrebbe rivelato a noi stessi che non siamo quello che abbiamo potuto comprare e a grandi quantità, ma ciò che non si sarebbe lasciato dominare dal nostro semplice bisogno di possesso. Lentamente avremmo potuto scoprire che ciò che ci farebbe sentire meglio è il poter fare esperienza di esempi di libertà, iniziando da quella altrui.
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