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Abbiamo riti riparatori per la separazione e il lutto? Aiuta la convivialità, stare assieme, con persone che ci amano. Ma trascuriamo questi riti: bisogna aver cura di sé. E’ fondamentale lasciare alla persona che si aiuta la possibilità di tornare autonomo, senza cadere nella trappola del «regalo dentato» (vedi la parabola del Buon Samaritano: «e’ a un Sé narcisisticamente proiettato che si porta soccorso. Ecco ciò che si chiama essere disinteressato.Fare delle cose buone per noi ogni giorno,ritrovando sogni e passioni. Consapevoli del transfert laterale/verticale, cambiando gesti e posture per rompere un certo vissuto, pur se i sensi di colpa impediscono di vedere l’effettiva realtà delle cose e di affrontare il lutto. E’ fondamentale comprendere appieno la differenza tra il fatto e l’errore e riprendere il medesimo tema per elaborarlo e rielaborarlo in epoche differenti e su diversi registri. Le lacune emozionali di una persona conducono sovente a comportamenti negativi: ognuno vive a modo suo un lutto perchè tutto dipende da come si è formato l'individuo, dalla difficoltà che ha incontrato nel vivere i primi lutti della sua esistenza e del legame che lo stringe allo scomparso. Le tappe del lutto possono scavalcarsi e compiere, andate e ritorni. Imparare a perdonare: non è naturale; non significa necessariamente riconciliarsi. Si conserva la memoria, l'apprendimento dell'esperienza. Ci si libera del nostro passato, anziché rimanerne oppressi. Spesso si tratta di perdonare se stessi per non aver potuto impedire la perdita e cambiare il corso delle cose.C'è un dono nascosto nel lutto? Sempre va espresso ciò che si è subito. Anche il non detto e il segreto si trasformano nelle generazioni successive, diventando un peso, una sofferenza che trascinano senza più collegare alla loro causa. Basta gli assillanti rimpianti: scrivete una lettera per esprimere tutto il male che si lascia dietro di sé, ritualmente bruciandola per vivere con pienezza il momento presente.
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