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Joe Lansdale è considerato, a ragione, uno dei migliori scrittori contemporanei, ed è in grado di narrare praticamente di tutto, in qualsiasi genere, risultando sempre una lettura che lascia il segno. Nel caso de "Il valzer dell'orrore", Joe si cimenta con uno dei suoi punti di forza: il thriller. Ambientato nel suo amato Texas, la storia punta i riflettori su Hank, un uomo dalla vita tranquilla innamorato della moglie e dei due figlioletti, che per correre in aiuto del nipote scapestrato (membro di una banda di folli chiamata "Club dei Disastri", tanto per capirci) si ritrova coinvolto giocoforza in una vicenda pericolosa, tra criminali efferati e polizia corrotta. Ne nasce un percorso tortuoso dove Hank si scopre in qualche modo un piccolo eroe, riuscendo soprattutto a fare pace con il proprio passato rappresentato dal fratellastro reietto, anch’esso trascinato nel medesimo vortice di violenza. Nel corso delle pagine troviamo un po’ tutto lo stile di Lansdale, dal linguaggio forte e sboccato, al senso di appartenenza della famiglia, alle scene crude dove non viene risparmiato alcun particolare, né macabro né sessuale. Non c’è spazio per il political correct, tutto viene mostrato e sbattuto in faccia al lettore in una susseguirsi di scene dal forte impatto graziate da una narrazione diretta e scorrevole. I personaggi sono tutti caratterizzati a dovere, si “vedono”, e ci si ritrova facilmente a odiare i cattivi e a tifare per i buoni, come è giusto che sia. Gli unici difetti riscontrabili sono una certa somiglianza tematica con “Freddo a luglio”, vedi per esempio la pedo-pornografia e la polizia corrotta, e un finale action forse un po’ troppo macchinoso. Ma nel complesso “Il valzer dell’orrore” è in grado di soddisfare sia i lettori habitué di Lansdale, sia chi si trova per la prima volta alle prese con questo grande scrittore.
Bello! E' il primo romanzo che leggo di questo autore, che mi è stato consigliato da un amico lettore. Anche se è molto diverso dalle mie letture abituali, mi è piaciuto molto... Rabbioso ed ironico, graffiante.
Apprezzo Lansdale, di cui ho letto diversi libri. Lo apprezzo per il suo linguaggio crudo e ironico, la sua nostalgia per il passato, il suo amore per un certo tipo di America. Ma questo libro proprio non mi è piaciuto, sembra quasi che non l'abbia scritto lui. Inizia con le migliori premesse, mettendo tanta carne sul fuoco, ma poi pian piano si sgonfia come un soufflè venuto male. Molto meglio Hap e Leonard.
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