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Anno edizione: 2023
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Speravo in una originale e penetrante riflessione sul conflitto generazionale nel nostro paese e invece no. Quelle rare volte che ne parla, questo libro (scritto con la pistola puntata alla tempia, sotto dichiarato obbligo contrattuale, vd. p. 117) lo fa in maniera dispersiva, rimediata, inconcludente e senza nulla aggiungere a quanto tutti già sanno sul tema. Alcuni tratti rasentano l'assurdità: emblematico il punto in cui l'autrice parla di un nonnetto in barca e dice che praticamente solo perché aveva un corpo sfatto dagli anni, la cui vista la turbava, non avrebbe neanche dovuto trovarsi lì (d'altra parte l'unica cosa che per la Marino i vecchi devono fare pare sia mettersi in un angolo e lasciarsi andare alla morte in silenzio). Altri pezzi invece sono di una scontatezza paurosa, in primis la conclusione, in cui l'autrice sostiene di odiare i vecchi perché lei per prima si sente vecchia dentro (grazie al cavolo! Come se questo non fosse evidente fin dalla prima pagina!). Tutto il resto non è altro che la lamentazione di una persona dichiaratamente malata che sguazza nel proprio dolore. Capisco l'esigenza di Einaudi di voler replicare il successo di Svegliami a Mezzanotte, ma se questo è il risultato potevano anche lasciare che l'autrice si crogiolasse un po' di più nella sua clinomania. Non dico che letture del genere siano del tutto inutili (avere un punto di vista su un disturbo mentale da parte di chi lo vive in prima persona può certamente aiutare); di sicuro però dargli una piega meno egocentrica, forzata, vittimistica e inquinata dall'odio personale aiuterebbe.
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