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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2019
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho appena finito di leggerlo spinta dalle recensioni positive e che dire! Straordinario ,bellissimo,forte,struggente,emotivo,disturbante.Uno di quei libri che ti rimangono per sempre nella mente! Grazie a tutti voi,appassionati lettori,che avete recensito in modo eccellente questo libro facendomi scoprire una nuova scrittrice coreana!
🥩 Come posso descrivere questo libro? Crudo, diretto, spietato. Un misto di erotismo, perversione ma soprattutto carne e carnalità: il corpo della donna, visto con piacere e con disgusto, diventa il suolo sul quale Yeong-hye inizia la sua battaglia contro la carne, la sua ribellione. E' una donna che per affermarsi sceglie la strada dell'autodistruzione. Viene trattata - per l'appunto - come se fosse un pezzo di carne; calpestata, abusata e malmenata. 💭 Le immagini di un sogno oscuro e sanguinoso fanno maturare in lei il rifiuto di mangiare, servire o cucinare carne e sono proprio alcune immagini descritte da Han Kang che mi hanno colpito di più: surreali, torbide e intrise di mistero. Proprio per questo mi piacerebbe vedere una trasposizione cinematografica di queste scene. 🔪 Non conosciamo mai la prospettiva di Yeong-hye, protagonista taciturna la cui vita viene sempre narrata da un punto di vista esterno; le sue sofferenze sono destinate a essere silenziate, come se la sua voce non contasse. E' questo forse l'aspetto che ho apprezzato di meno: in particolare, la seconda parte approfondisce molto la figura del cognato, narrando di Yeong-hye solo in merito al loro rapporto. Per quanto funzionale al messaggio, avrei preferito un’attenzione maggiore per la protagonista. 👊 Pazza, disobbediente, isterica sono solo alcuni dei modi in cui il marito, il cognato e la sorella la descriveranno. Il linguaggio usato denuncia una società patriarcale che considera le donne in quanto figlie e mogli, sottomesse al padre e al marito e ingabbiate dalle aspettative sociali. Nella prima parte del romanzo, in particolare, il marito di Yeong-hye elencherà alcuni dei suoi motivi di rammarico nell'avere lei come moglie, le sue "mancanze" e i suoi comportamenti bizzarri.
Ho trovato questo romanzo breve molto particolare e "strano". Quasi in un'atmosfera onirica assistiamo all'escalation psicologica della protagonista che risulta affascinante ma allo stesso tempo alquanto inquietante...
Recensioni
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Alla protagonista del suo quinto romanzo, Han Kang regala quel tanto di incompreso e irrisolto che deriva dalla tecnica narrativa scelta per raccontarla: gradualmente, e sempre attraverso il filtro spesso indifferente o crudele, ma mai del tutto fedele, dello sguardo altrui.
Ciò che non ci si deve aspettare è la storia di un’eroina contemporanea che sfida tutto e tutti per portare avanti nuovi ideali e stili di vita. La vegetariana è un romanzo che parla di sofferenza e di violenza mentale e fisica, delle conseguenze distruttive dell’incapacità dell’essere umano di vedere e accogliere il disagio del prossimo, soprattutto quando questo diventa scomodo in quanto manifesto, perché rischia di minare la rassicurante stabilità delle convenzioni sociali.
Yeong hye è una giovane donna con una vita tristemente convenzionale: dalle prime pagine la si scopre passivamente coinvolta in un matrimonio senza odio e senza amore, personalità incolore calata in una realtà che la trascina nell’apatia.
È curioso come anche l’evento destinato a sconvolgere l’intera vita della protagonista avvenga, in apparenza, senza alcun intervento della sua volontà. In una mattina qualunque di un giorno qualunque, Yeong hye si sveglia e, senza avvertire il bisogno di dare spiegazioni a se stessa o agli altri, inizia ad espellere meticolosamente dal frigorifero tutto ciò che non sia vegetale. All’improvviso, senza alcuna avvisaglia, ha sviluppato un’intolleranza totale nei confronti della carne: non può maneggiarla, cucinarla, né tantomeno mangiarla.
Yeong hye inizia così la sua battaglia ostinata, sempre più radicale e sempre contraddistinta dal silenzio. È questa l’arma che la donna oppone all’insistenza fintamente premurosa, apertamente violenta dei suoi cari. Dalla sua bocca non passa più cibo, ma neanche un chiarimento o una richiesta d’aiuto. È lo stesso silenzio che viene riservato al lettore, al quale l’autrice concede scarsi e a tratti criptici sguardi su ciò che avviene nella mente della protagonista; che nonostante tutto riesce a farsi amare, se non altro per la sua fragilità. È quest’ultima caratteristica ad emergere prepotentemente soprattutto nella seconda parte dell’opera, nella quale insieme al cognato (sorta di archetipo della figura maschile prevaricatrice e violenta alla quale sono assimilabili tutti gli uomini presenti nel romanzo), Yeong hye si abbandona ad una relazione segreta non soltanto agli occhi degli altri famigliari, ma in parte a quelli della stessa protagonista, sul cui carattere ormai completamente indebolito l’uomo riesce a fare facilmente presa utilizzando banali pretesti. In questi contesti, la donna sembra davvero avvicinarsi alla forma vegetale nella quale vorrebbe tramutarsi: completamente abbandonata agli eventi, la sua volontà si assottiglia come la sua carne, fino a diventare inconsistente.
Quella di Yeong hye è una crociata contro la brutalità del mondo di cui è stata testimone, una risposta estrema, si può dire ascetica, ad una società insensibile e meschina; è un rifiuto senza eccezioni opposto alla violenza inferta o subita. “La vegetariana” è il diario di un viaggio verso una purezza irraggiungibile, che merita di essere seguito dalla prima all’ultima riga.
Recensione di Elisa Valcamonica
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