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Non condivido la recensione di Marcob e ne spiego i motivi. E' forse negativo riempire un romanzo di personaggi improbabili. Chiedete a scrittori di fama come Pennac, Benni o a scrittori di culto come Kurt Vonnegut e Tom Robbins . Naturalmente ognuno di noi ha i suoi gusti che con il tempo prendono una strada. Certo se parto ascoltando Ramazzotti difficilmente arrivo a John Coltrane. Apriti alla lettura di autori diversi da quelli che ami e vedrai che riuscirai ad apprezzare un romanzo stupendo come "Il venditore di pianeti".
E' più un esercizio di stile che un romanzo, una carrellata di improbabili personaggi che danno modo all'autore di giocare con satira e sarcasmo. Mi ha strappato qualche sorriso ma nulla di più, è ricco di dialoghi che sono fin troppo nonsense. Si legge veloce, fortunatamente.
Mentre sulla città calavano le prime ombre della sera e mefitici vapori iniziavano a risalire da... Quando al calar delle tenebre gli ignari cittadini si rifugiavano nelle loro dimore mentre gelide nebbie... Non è Nick Carter, non è Cattivik, non sta scrivendo un ulteriore bar il Benni! Si tratta di MARCO SOMMARIVA! Lungi dal volerlo accostare a questo o quell'altro più o meno meritatamente noto autore, il romanzo di Marco, "Il venditore di pianeti" non può che far riemergere dalle nostre memorie sentori di narrativa da "Bar sport", ma attenzione! Fatti e personaggi narrati non mi sembrano assolutamente casuali, e casuali non sono i riferimenti. Mi spiego. Dopo la meraviglia di scoprire che l'autore di quelli che definiremmo romanzi storici, piuttosto rigorosi, di stampo popolare, senza la prosopopea di intellettualismi accademici ma vissuti "dal basso" come Fischia il vento, scopriamo che narra meravigliosamente con ironia e sarcasmo anche le vicende dei personaggi di tutti i giorni dal compagno di bevute all'incontro casuale; nella sua fantasmagoria becca, anche se per iperbole, tutti gli individui che molti di noi hanno conosciuto trasformandoli da personaggi reali in caratteristi senza però far perdere loro l'originale realismo. Ma cosa c'è di casuale? I luoghi e gli individui descritti sono reali, li conosciamo, potremmo darci un nome (no, meglio un soprannome, ma questo è un seguito), li abbiamo vissuti. Non sono surreali, sono "sovrareali", e sovrareale è la Sestri Ponente, antico comune, quartiere, delegazione, di Genova dipinta a sguazzo ma perfettamente riconoscibile e non solo ai residenti. Ma sarà vero? Forse è Amsterdam, forse Le Havre? Forse è la tua città. Ma se questa è la nicchia di cui sopra infiliamoci tutti lì dentro, e questo è un invito. Dopo aver letto questo bel libro attendiamo ansiosamente, come per una saga fantasy, occhieggiando tra i vapori che risalgono dai tombini della Genova sotterranea i suoi seguiti sempre imprevedibili, o no?
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